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SULMONA – La stanza risulta grezza e la risonanza magnetica, nuova di zecca, comincia a fare la “muffa” in magazzino. Accade nell’ospedale di Sulmona, da primo livello secondo la Regione Abruzzo in base alla richiesta formulata al Ministero, ma ancora carente in termini di personale e strumentazioni. La risonanza magnetica è l’emblema di una programmazione che tiene conto delle etichette ma non dei servizi da erogare all’utenza. Quanto tempo ci vorrà prima che l’apparecchiatura venga messa in funzione e inserita nella sua stanza non è dato sapere anche perché nemmeno i “piani alti” del nosocomio sono stati resi edotti delle tempistiche e dello stato dell’arte. Lo scorso 27 febbraio, dopo una formale diffida al precedente affidatario per aver presentato un progetto difforme, la Asl aveva incaricato il Rup di provvedere a modificare d’ufficio il progetto o a predisporne l’affidamento per acquisirne un altro. A quasi tre anni dall’inaugurazione del nuovo nosocomio, che avvenne il 4 dicembre 2018, il super e famigerato macchinario non è ancora nelle disponibilità dell’ospedale tant’è che gli utenti che ne hanno bisogno sono costretti a spostarsi verso altri nosocomi. Incredibile ma vero. Di ospedale, problemi e punti di forza si parlerà molto probabilmente nella giornata di oggi nell’incontro che il sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, avrà con la direzione sanitaria del nosocomio. Una “visita di cortesia” ma anche un momento per verificare lo stato di salute dell’ospedale, per dirla con le parole dello stesso Di Piero. “Mi voglio rendere conto direttamente della situazione. Questa visita è il preludio ad un esame approfondito che noi faremo sulla sanità della nostra città, tanto sul presidio ospedaliero quanto sulla rete di assistenza territoriale”- ha dichiarato il sindaco che ha intenzione di riaprire il famoso tavolo sulla sanità. I nodi principali sono stati sviscerati la scorsa settimana nel corso dell’incontro con il Tribunale per i diritti del Malato. Tra le urgenze più importanti in ospedale si deve provvedere e sbloccare i concorsi fermi e a rinforzare i reparti carenti mentre sul territorio si auspica un potenziamento del dipartimento di prevenzione. I problemi, si sa, sono tanti. Ci sono, ci sono stati e ci saranno. E’ l’atteggiamento della politica che deve cambiare. Non lotte per classificazioni e diciture ma per i singoli servizi che fanno la differenza. (a.d’.a.)

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