
Niente ricorso in Cassazione e pena definitiva da scontare in comunità per N.S., 52enne di Arezzo, accusato di tentato omicidio per il blitz all’ex centro di accoglienza di corso Ovidio. Condannato in primo grado dal Tribunale di Sulmona, con rito abbreviato, a sei anni di reclusione, i giudici della Corte d’Appello hanno confermato la sentenza che è diventata nel frattempo esecutiva, non essendo stato proposto ricorso ai giudici capitolini. Per questo il 52enne sta scontando ora la pena in una comunità, viste le problematiche con cui lotta da tempo. I fatti risalgono al 12 giugno 2018 quando l’uomo, assieme ad un sulmonese, era salito al terzo piano dell’edificio, che ospitava il centro di accoglienza dell’ex Casa Santa, minacciando gli ospiti presenti. Un’irruzione probabilmente per questioni di droga. Fatto sta che i due avevano portato con loro due pistole scacciacani e un coltello, arma con cui il 52enne aveva ferito al fianco sinistro un 30enne del Gambia, poi trasportato e ricoverato in ospedale. Secondo il medico legale, Ildo Polidoro, il colpo inferto avrebbe potuto cagionare il decesso. Da qui l’accusa di tentato omicidio, che era stata costruita dal sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Stefano Iafolla e dalla squadra anticrimine del commissariato di polizia, guidata all’epoca dal sostituto commissario, Daniele L’Erario, il quale aveva arrestato entrambi gli autori. Un primato, almeno in Provincia, per l’aggravante razziale, caduta per il 52enne ma ancora in piedi per il sulmonese, S.D.L. che, dopo la condanna a quattro anni e undici mesi in Corte d’Appello, si gioca la carta della Cassazione









