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SULMONA – “Soltanto 17 visite specialistiche domiciliari in un anno sono la precisa testimonianza della mancata assistenza nei confronti di tante persone che, nel bacino di Sulmona o di Castel di Sangro , vivono la loro esistenza quotidiana sconvolta dal dolore cronico”. Ad analizzare i dati diffusi dalla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila è il Vice Presidente nazionale della Fondazione Isal Gianvincenzo D’Andrea che si dice preoccupato dal report presentato dall’azienda sanitaria sulle visite effettuate in materia di terapia del dolore. “Risulta Che nel corso del 2017,nel territorio del Centro Abruzzo sono state effettuate soltanto 17 visite domiciliari specialistiche nei confronti dei pazienti bisognevoli di terapia del dolore, mentre sono state 1000 quelle effettuate nell’area Aquilana e circa 400 nella Marsica. Si deduce da ciò,( quale che sia la causa di una così marcata discrepanza), che alla quasi totalità dei malati di dolore cronico residenti nei comuni della Valle Peligna e dell’Alto Sangro non è stata garantita l’assistenza specialistica domiciliare come previsto dalla Legge 38/ 2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore “- rileva D’Andrea- spiegando che la legge stabilisce “in modo inequivocabile , l’obbligo per il Servizio Sanitario Nazionale ( e conseguentemente per le ASL ) di erogare le cure specifiche a quanti ne hanno bisogno “senza alcuna discriminazione”. Sarebbe opportuno- secondo il Vice Presidente nazionale della Fondazione Isal- “che i sindaci ed i rappresentanti istituzionali del territorio peligno -sangrino chiedessero al Direttore Generale della ASL di spiegare le ragioni di quanto segnalato ma, soprattutto, chiedessero assicurazioni certe che nel 2018 anche nel territorio del Centro Abruzzo i diritti sanciti dalla legge 38/ 2010 trovino puntuale attuazione. È infatti inaccettabile che alla ben nota condizione di sofferenza economica in cui versa la comunità peligno-sangrina si aggiunga anche un ‘evidente menomazione del diritto alla salute(costituzionalmente garantito e ribadito da una legge specifica), in conseguenza di decisioni organizzative della ASL che , ad oggi, appaiono poco comprensibili. Voglio credere, quindi, che quanto prima venga messa fine alla condizione di emarginazione sanitaria in cui sono costretti a vivere tantissimi malati di dolore cronico residenti nella Valle Peligna o nell’Alto Sangro ; essi devono già sopportare un notevole carico di sofferenze per la loro malattia e non c’è ragione alcuna perché debbano essere costretti a subire ulteriori disagi a causa delle carenze e/o dell’ indifferenza delle istituzioni preposte a fornire loro le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno”- conclude D’Andrea.

Andrea D’Aurelio

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