SULMONA – “Ci ritroviamo in un contesto di chiusura e tristezza profonda. Non c’è stato un contagio nemmeno di riflesso e indirettoâ€. E’ lo sfogo che arriva dal sulmonese Mario Tirone, titolare di una delle palestre sulmonesi, sospese con il decreto varato dal governo lo scorso 25 ottobre. Tirone, seduto su una panca per fare i pesi, interpreta i sentimenti di quanti si ritrovano nella stessa situazione, chiusi e sospesi da un provvedimento che non tiene conto degli sforzi profusi sul fronte della sicurezza e della prevenzione. Dalla fine del lockdown ad oggi i titolari delle palestre hanno investito tempo e risorse per adeguarsi alle misure anti-contagio, calcolando pedissequamente le distanze, studiando e predisponendo percorsi diversi per l’accesso degli atleti. Ed ecco il risultato. Chiusi. L’imposizione di non operare nei locali durerà fino al 24 novembre, per il momento. Una situazione d’incertezza che, insieme alle preoccupazioni dei clienti e le passate spese necessarie per tenere aperte le strutture, ha colpito in modo duro e costante il anche il settore del fitness. “Ci ritroviamo in un contesto di questo tipo, consapevoli che esistono altre situazioni, come i mezzi pubbliciâ€- interviene Tirone- “ci siamo adeguati, abbiamo rispettato le regole e siamo usciti dai controlli in maniera pulita. Ma il premier ci ha chiuso. Nonostante le varie spese per affrontare il tuttoâ€. Per Tirone la situazione non solo è triste ma anche preoccupante per le singole palestre e attività . Perché la logica vuole che non si può chiudere ciò che funziona.
Andrea D’Aurelio