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SULMONA – Un’alleanza tra istituzioni, associazioni, mondo della scuola, imprenditori e professionisti. E’ questa la proposta che si legge fra le righe nella nota diramata dal Polo Fermi che annuncia la ripresa della rassegna Fermi al Cinema. Un modello che piace, entusiasma e coinvolge e che potrebbe aprire le porte ad una gestione sperimentale del Cinema Pacifico, dal momento che la proroga della convenzione agli attuali gestori scade il prossimo 31 maggio. E per il futuro l’amministrazione comunale sta predisponendo un regolare bando di gara ma dal Polo Fermi strizzano l’occhio a una gestione sperimentale, ovviamente tutta da concertare. Al momento è solo una proposta. “Rammarica constatare” spiegano dal Fermi “che allo stato attuale non si intravedono prospettive certe perché i progetti cinematografici del Fermi, intrapresi in collaborazione con l’associazione storica Sulmona Cinema e la scuola di cinema di Pescara IFA, possano avere un prosieguo e una sua realizzazione futura. Auspichiamo che l’Amministrazione comunale possa prendere in considerazione quanto realizzato in questi due anni dalla nostra scuola e dai suoi partner (dalle rassegne, ai laboratori cinematografici a scuola, al Progetto sul Cinema approvato dal MIUR, in collaborazione col Mibact “Fermi si gira. La città che guarda il futuro”, oltre ad altre attività culturali e formative volte allo studio e all’interpretazione di lingue e codici del nostro tempo, il tempo della complessità), in una dimensione di integrazione e di capitalizzazione di risorse e di esperienze”. E intanto riparte la rassegna di #Fermialcinema, alla sua terza edizione, promossa e organizzata dal Polo Scientifico “Fermi”, in collaborazione con l’associazione Sulmona Cinema. Si comincia il 7 maggio (gli altri appuntamenti sono il 14, il 21, il 28) e il tema scelto è quello dell’evoluzione e del cambiamento, attraverso la rappresentazione di percorsi di vita travagliati ma inevitabili in cui i protagonisti scoprono la loro identità, il loro io più intimo e nascosto, e finalmente “si riconoscono”.

Andrea D’Aurelio

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