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PACENTRO – La notizia che nessuno voleva sentire è arrivata in tarda serata. Il corpo del generale Guido Conti è stato rinvenuto cadavere sulla strada provinciale morronese, chiusa da due anni dopo una frana, nella vegetazione che divide le due carreggiate. E’ ancora presto per ricostruire la dinamica con i militari dell’Arma che stanno indagando sul caso ma stando alle primissime informazioni tutto lascerebbe pensare a un gesto volontario. Dalla prima ispezione cadaverica il generale, ex Comandante dei Carabinieri Forestali dell’Umbria, si sarebbe sparato con un colpo di pistola all’interno della Smart, l’auto con la quale era uscito di casa la mattina presto, come faceva di consueto. La macchina è della figlia. La famiglia lo attendeva per ora di pranzo ma Conti non si è presentato. Nel pomeriggio è stato lanciato l’allarme e immediatamente sono partire le ricerche che hanno portavo al ritrovamento del corpo nell’auto sulla strada morronese. Ancora è chiaro chi abbia trovato il corpo. E’ stata una lunga notte di rilievi e ricognizioni con il Procuratore Capo della Repubblica di Sulmona Giuseppe Bellelli che è giunto personalmente sul posto. Inizialmente le ipotesi sulle quali lavoravano gli inquirenti non erano poche. Ora sembrerebbe che il cerchio si stringe. Un gesto volontario che non convince però la città, soprattutto le tante persone che lo conoscevano. Conti aveva 58 anni e poche settimane fa aveva lasciato l’arma. Recentemente si era legato ad una multinazionale che opera nel settore petrolifero in Val d’Agri, in Basilicata. Forse per questo aveva oscurato il suo profilo facebook. Come comandante provinciale della guardia forestale a Pescara aveva legato il suo nome all’inchiesta sulla mega discarica dei veleni di Bussi culminata nel processo che ha poi condannato ex dirigenti della Montedison per reati ambientali. Dopo questa importante inchiesta aveva guidato per anni il corpo forestale in Umbria, dove aveva raggiunto il grado di generale. In città non si parla d’altro. Tutti sono increduli e scossi. Una ferita che non si rimarginerà presto.

Andrea D’Aurelio

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