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INTRODACQUA – Sarà officiato domenica 24 aprile, alle ore 15 nella parrocchia Maria Ss.ma Annunziata, il rito funebre di Gianni Tiberi (curato dall’impresa Di Due), il centauro di 48 anni originario di Introdacqua, morto tragicamente in un incidente nel milanese lo scorso 11 aprile. Al termine delle formalità di rito e dopo l’autopsia disposto come atto dovuto, la Procura della Repubblica di Milano ha rilasciato il nulla osta ai familiari per il “ritorno” di Gianni nel suo paese che amava tanto e che spesso frequentava d’estate. Ad accogliere il feretro ci saranno le persone a lui care. Il padre, deceduto da qualche anno, lavorava alla Dogana, a Pescara e la madre, abita a Sulmona. Una famiglia stimata e conosciuta nella comunità peligna, toccata da una tragedia immane. A causa di quell’incidente è scattato il sequestro nel cantiere. La rampa di collegamento alla strada per Poasco è finalmente inaccessibile, dal momento che è stata posizionata una barriera in new jersey che impedisce il passaggio a mezzi non autorizzati. È l’inevitabile conseguenza del sequestro disposto dalla Procura di Milano su richiesta dei carabinieri di San Donato. Gli investigatori, infatti, vogliono vederci chiaro sulla dinamica dell’incidente e valutare eventuali responsabilità nella gestione della sicurezza della strada. Se è vero che la vittima avrebbe percorso un’area interdetta alla circolazione, è anche vero che è riuscito facilmente ad accedervi con il suo scooter Sym. A chiudere il cantiere c’era solo una rete che era stata posizionata lateralmente, facilmente eludibile da motociclisti e automobilisti intenzionati a tagliare la coda sul raccordo della tangenziale. E così aveva fatto quell’11 aprile, come altre volte, lo stesso Tiberi, che però non immaginava che all’interno dell’area di cantiere erano stati tirati dei cavi per agganciare le barriere mobili ed evitare che volassero col vento. Una trappola mortale per il centauro che è stato scaraventato a terra, colpito al collo da uno dei fili tesi. Accanto a lui, in un lago di sangue, il sacchetto con il pranzo che si era preparato per recarsi al lavoro in un’azienda tessile di San Giuliano. La scena dell’incidente, scandagliata dai carabinieri dell’Arma, ha evidenziato che quei cavi erano ad altezza d’uomo e quindi pericolosissimi, tanto da risultare fatali a Gianni Tiberi. A seguito di tali circostanze, proprio per consentire ulteriori approfondimenti d’indagine, il cantiere è stato posto sotto sequestro. Al momento non ci sono indagati, ma i carabinieri hanno voluto ascoltare il comune (proprietario della strada) e la società Aur, incaricata dall’ente delle opere di messa in sicurezza del tratto in questione. Le attività di indagine svolte sul campo dalla compagnia di San Donato guidata dal capitano Luca Ciravegna, sono coordinate dalla Procura di Milano

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