
SULMONA. Tempi duri per i furbetti del reddito di cittadinanza. La compagna della guardia di finanza di Sulmona, che copre un vasto territorio con i suoi 83 comuni di competenza, ha dato il via al nuovo giro di vite per scovare i percettori senza titolo, i quali, tramite false dichiarazioni o varie omissioni, usufruiscono del sussidio che lo Stato ha previsto per i cittadini in difficoltà economiche. Secondo le fiamme gialle, sono parecchi i casi d’illecito che continuano ad emergere in questo settore. Solo il Tribunale di Sulmona, nel corso del 2023, ha pronunciato una decina di condanne per l’indebita percezione del reddito, dovuta nella maggior parte dei casi alla falsa dichiarazione del requisito di residenza decennale sul territorio. Quando gli utenti avevano presentato la domanda al Caf, avevano infatti dichiarato di essere residenti da dieci anni ma erano arrivati in Italia da due o tre anni, compiendo di fatto un reato. Ma le violazioni sono di diverso genere. In Centro Abruzzo, dalla Valle Peligna all’Alto Sangro, spiega il quotidiano Il Centro, sono circa 800 gli attuali percettori del reddito di cittadinanza, che hanno seguito cioè tutta la trafila di procedure per ottenere il sussidio. I finanzieri, tramite controlli specifici con l’Agenzia delle Entrate e l’Inps, stanno cercando di capire se l’esercito dei beneficiari risulta in regola con i requisiti previsti dalla legge. L’ultima operazione di rilievo della Guardia di Finanza, nel territorio della provincia dell’Aquila, risale al 2021, quando erano stati scoperti 35 percettori irregolari. Diverse le anomalie che erano emerse nel corso dei controlli a tappeto: l’omessa o parziale informazione circa le vincite di gioco, mancata reperibilità della persona nel Comune di residenza, errata indicazione del reale numero dei componenti del nucleo familiare; omessa indicazione di precedenti penali o sottoposizione a misure cautelari personali, residenza fittizia di una casa in affitto; redditi da lavoro dipendente oltre la soglia. Le pene previste, in questi casi, prevedono una reclusione dai 2 ai 6 anni per chiunque presenta dichiarazioni false oppure ometta le informazioni dovute. La pena oscilla da 1 a 3 anni, nei casi in cui il percettore omette all’ente che concede il beneficio, di comunicare le variazioni del proprio reddito, del patrimonio ì oppure altre informazioni dovute ai fini della riduzione o revoca del beneficio economico in questione. Negli ultimi mesi le forze dell’ordine hanno rafforzato il sistema di controllo con l’obiettivo di accertare la fondatezza delle dichiarazioni, verificando preventivamente le informazioni in possesso dell’Inps e di altre amministrazioni pubbliche. I furbetti del reddito, insomma, sono avvertiti. Andrea D’Aurelio