
Sta accadendo un fatto molto strano e preoccupante che investe gli uomini dei vigili del fuoco: un aumento di tumori cerebrali rari tra i Vigili del Fuoco tanto che un esposto è stato presentato a 36 procure italiane, tra cui Pescara. L’iniziativa è stata promossa da quattro associazioni nazionali – ADiC Toscana, Movimento Consumatori, ISDE (Medici per l’Ambiente) e Medicina Democratica – in seguito a segnalazioni di casi sospetti, in particolare nel comando di Arezzo, dove tre vigili del fuoco sono deceduti in meno di due anni per glioblastoma, una forma di tumore cerebrale molto aggressiva. Le associazioni chiedono indagini approfondite sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), tra cui il PFOA, presenti nelle schiume antincendio e in alcuni dispositivi di protezione individuale (come tute, guanti e scarpe). Secondo quanto emerso, queste sostanze potrebbero contaminare suolo, acque e aria nelle aree dove si svolgono le esercitazioni, esponendo al rischio di malattie i vigili e, potenzialmente, anche i cittadini. Una circolare del Ministero dell’Interno del marzo 2024 ha confermato la presenza di schiumogeni contenenti PFOA nei comandi antincendio degli aeroporti e nella scuola di formazione di Montelibretti, dando disposizioni per la loro graduale sostituzione. Attraverso l’esposto, le associazioni chiedono:
-Indagini ambientali e sanitarie nei 36 presidi antincendio coinvolti
-Studi epidemiologici sui vigili del fuoco, in particolare dove si sono verificati i casi di tumore
-Verifiche sull’uso di schiume proibite dopo l’entrata in vigore del regolamento europeo 2020/784
-Risorse per bonifiche ambientali e ricerca di alternative ai PFAS
“Chi ogni giorno rischia la vita per la sicurezza pubblica deve essere il primo a essere protetto”, dichiarano le associazioni, che sostengono anche le famiglie dei vigili scomparsi ad Arezzo, impegnate in una battaglia di verità e giustizia. L’esposto non punta solo a identificare eventuali responsabilità, ma vuole anche accendere i riflettori su un problema che riguarda la salute di chi opera nei contesti di emergenza e l’impatto ambientale delle sostanze chimiche utilizzate nel settore. Le associazioni annunciano anche una lettera formale al governo per chiedere una legge nazionale che vieti l’uso dei PFAS, la bonifica delle aree contaminate e investimenti nella ricerca di soluzioni più sicure.