SULMONA – Il Direttore di Dipartimento aveva chiesto a lui ed ai suoi colleghi di prestare il servizio di guardiania presso l’ospedale dell’Aquila per far fronte alla carenza di organico ma quella disposizione, così come formulata, non era legittima per il Tribunale di Sulmona che lo scorso 8 marzo ha accolto il ricorso presentato da F.M., medico del Centro di Salute Mentale di Sulmona, condannando la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila all’annullamento delle sanzioni disciplinari comminate e alla refusione delle spese di lite e al pagamento degli arretrati. Ma andiamo con ordine. La storia inizia nel 2014 quando l’azienda sanitaria utilizzava una forma di impiego del personale del territorio per sopperire alla carenza di organico del reparto di psichiatria dell’ospedale San Salvatore del capoluogo. Il provvedimento del Direttore di Dipartimento era stato contestato dai medici in servizio che non volevano sottrarsi all’assistenza di circa duemila pazienti sul territorio con problematiche psicologiche. Il braccio di ferro è andato avanti per molto tempo, destando anche tensioni interne e conflitti sindacali che chiamarono in causa la Prefettura. La Asl irrogò una serie di sanzioni disciplinare ai medici, talune archiviate dall’ufficio preposto ed altre andate avanti e impugnate dai diretti interessati. Il Tribunale di Sulmona si è pronunciato sul caso di F.M, accogliendo il ricorso del medico assistito dall’avvocato Mario Candido, condannando l’azienda all’annullamento delle sanzioni, al pagamento dei turni di guardia espletati oltre alla refusione delle spese di lite. Per questo la Asl, con delibera del Direttore Generale Roberto Testa numero 820 del 12 maggio, ha stabilito di provvedere al pagamento della somma di 4110, 82 euro “a titolo di arretrati da corrispondere a fronte dell’annullamento delle sanzioni disciplinari oltre a 1160,63 euro a titolo di oneri riflessi e 98,65 euro a titolo di Irap” e al versamento di 2137,88 euro al ricorrente “a titolo di compensi per turni di guardia notturna oltre a 508,81 euro a titolo di oneri riflessi e 181,72 euro a titolo di Irap”. La “seconda puntata” potrebbe andare in scena davanti alla Corte d’Appello visto che l’azienda ha impugnato la sentenza del Tribunale che, intanto, ha riconosciuto fondate e legittime le istanze del medico.
Andrea D’Aurelio