Tutto da rifare per A.L., il 58enne di San Benedetto dei Marsi che poco più di un anno fa ha ucciso a colpi di fucile Amarena, l’orsa simbolo d’Abruzzo. Gli atti tornano in procura per un vizio procedurale. Il reato infatti non era di competenza del giudice per le udienze preliminari ma del giudice monocratico. Per questo la citazione a giudizio dovrà essere riformulata da capo. Questa mattina, poco prima dell’udienza, si è tenuto il sit-in delle associazioni davanti al Tribunale di Avezzano. Una quarantina di associazioni animaliste e ambientaliste si sono costituite parte civile, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo e al parco naturale regionale Sirente Velino, oltre che alla Regione Abruzzo, come preannunciato dal presidente Marco Marsilio. Parte civile nel processo per l’uccisione di Amarena anche il Comune di Villalago. L’avvocato Domenico Ciancarelli, che difende l’ente pubblico, ha sostenuto che l’orsa Amarena è stata oggetto di tutela del patrimonio ambientale del Comune, nei confronti della quale l’ente ha attuato una serie di misure di protezione. Per questo Ciancarelli ha richiesto la condanna dell’imputato al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Il 58enne è accusato di uccisione di animale e di aver agito con l’aggravante della crudeltà data dall’assenza di una valida motivazione. L’orsa Amarena, uno dei simboli del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), era stata uccisa a fucilate nella notte del 31 agosto 2023 alla periferia di San Benedetto dei Marsi. L’autore del reato era stato subito identificato. La perizia balistica sul fucile, disposta dalla procura, aveva confermato come il 58enne abbia sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l’animale.