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Le urne sono chiuse, la terza bottiglia di spumante è stata stappata e la festa è appena cominciata. Nei centri peligni di Pratola e Campo di Giove si brucia un’attesa lunghissima, durata un’intera campagna elettorale, per certi versi unica ma pure tesa, dal confronto aspro e vivace talvolta al di sopra delle righe. A Pratola Peligna Antonella Di Nino ha stravinto nel vero senso della parola sfonda il tetto delle tremila preferenze. Cinque anni fa si era fermata a quota 1999 voti. Il che vuol dire che Pratola Bellissima ha incrementato il numero di consensi. Questo è il vero dato da rilevare nell’ambito della cosiddetta analisi del voto. È chiaro che gli elettori hanno voluto e premiato la continuità amministrativa. Un voto per un intero progetto, per una squadra compatta. Non solo per il sindaco. C’è poi un altro particolare degno di nota, rappresentato dalla percentuale più alta di diserzione. Questo 8% che manca rispetto alle amministrative del 2017, con i dati alla mano, è forse da ricercare nell’ambito della sinistra pratolana, che potrebbe non aver digerito gli ultimi accordi siglati. Vero è che in campo c’erano meno candidati rispetto a cinque anni fa ma l’affermazione elettorale è chiara ed evidente. Diversa la situazione per il piccolo centro di Campo di Giove dove, per la vittoria, si è dovuta attendere l’ultima scheda. 17 voti pesantissimi che hanno spezzato una routine amministrativa che andava avanti da decenni. Campo Di Giove sceglie il cambiamento, il rinnovamento, le nuove leve, per dirla con le parole dei neo amministratori. Un paese sicuramente diviso in due, che ha conosciuto una campagna elettorale piuttosto tesa tra minacce e contestazioni dei “comizi fuori tempo”. Esiste un fil rouge che lega le due comunità? Probabilmente si. Il filo rosso è il giorno nuovo tanto decantato, il giorno dopo lo scrutinio che chiude di fatto la campagna elettorale e apre una nuova era amministrativa con la proclamazione degli eletti. È un modo per lasciarsi alle spalle il peggio di una tornata elettorale e per diventare gli amministratori della comunità intera, non solo dei propri elettori. Con l’analisi del voto non vogliamo perdere né la nostra tempestività, dimostrata sul campo con le dirette “esclusive” come direbbe qualcuno, né la nostra signorilità, tanto da sostituirci agli attori della politica. Ci piace però immaginare e sperare che la forza di una comunità sta nello sguardo proteso al futuro e non ancorato al passato. Domani è un altro giorno. Anzi. Oggi è un altro giorno.

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