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SULMONA – Un mese di convalescenza e di “reclusione” a casa, senza accusare sintomi, in attesa della guarigione dal maledetto virus Covid-19 e con la continua preoccupazione di evitare contatti con i familiari. La vita di Valter, agente penitenziario in servizio al carcere di piazzale Vittime del dovere, è totalmente cambiata nell’ultimo mese. Da quel 27 marzo sono passati esattamente 30 giorni e lui, ancora oggi, attende una risposta: “sono o non sono guarito?”. In queste settimane si è parlato molto dei pazienti Covid in isolamento domiciliare ma quanti di noi hanno parlato con i diretti interessanti per capire che vita si vive, come ci si adegua, quali sono i reali problemi e le più urgenti necessità? Abbiamo quindi deciso, senza spettacolarizzare il dolore e le vicende personali, di raccontare la storia di Valter con una breve intervista per rendere l’idea del “calvario” domestico che costringe i Covid a restare con il fiato sospeso. “L’ambiente a casa è quello che è ed io sono stato costretto ad uscire fuori e vivere all’esterno, cercando il modo migliore di organizzare la giornata. La mia fortuna è che ho il viale, per fare su e giù, passando le giornate”- esordisce Valter che spiega di aver sentito la vicinanza del medico di base e del sistema sanitario per il controllo della temperatura corporea ma il vero problema, come denunciato nei giorni scorsi da Onda Tg e Tribunale della sanità, è stato quello dei tamponi per la negativizzazione. “Grazie a Catia Puglielli che si è impegnata tantissimo per poterci mandare i sanitari a casa per effettuare i tamponi. Sto aspettando l’esito del primo tampone e poi ce ne sarà un altro. Ma lo stesso discorso vale per i miei familiari”- continua l’agente- “mancava un protocollo, che è stato firmato solo domenica scorsa”. Dopo trenta giorni di isolamento, trascorsi all’esterno dell’abitazione a dormire in uno spazio ad hoc che viene sanificato ogni mattina, Valter spera in un domani migliore ma i tempi biblici del sistema burocratico e sanitario devono aprire una riflessione. E’ la stessa situazione che vivono gli altri 37 pazienti in isolamento domiciliare nell’area peligna. Quanto alla solidarietà e al lato umano, che fortunatamente non sono mancati, l’agente spende una parola di ringraziamento per tutti. “Gli amici e i colleghi con videochiamate mi sono stati vicini anche il mio datore di lavoro, Sergio Romice, mi chiama spesso per conoscere le mie condizioni. Il mio grazie va anche alla comandante Sarah Brunetti per la sua vicinanza e al sindaco, Annamaria Casini. Della situazione è stata informata anche la consigliera regionale, Antonietta La Porta, in merito ai fatti che stavano accadendo”. Valter ci saluta con la speranza di incontrarci di persona, quando tutto sarà finito, per rileggere la drammatica esperienza con calma e sangue freddo.

Andrea D’Aurelio

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