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SULMONA – Se si volesse dare un volto alla campagna di vaccinazione a domicilio contro il Covid-19, si potrebbe  tranquillamente scegliere  quello della disabile in carrozzella che ha atteso il suo medico di famiglia alla finestra per poi tirare un respiro di sollievo e regalare un grande sorriso. Un’immagine che rende l’idea dello stato di ansia e agitazione che fa capo alle persone fragili, deboli, che non hanno la possibilità di spostarsi dal proprio domicilio. Si tratta dell’esercito dei 2400 che in queste settimane sono stati raggiunti dai medici di base per l’inoculazione della dose del vaccino. Il primo giro è praticamente terminato. Perchè la quasi totalità di loro ha ricevuto la prima dose. Ancora qualche giorno e si passerà ai richiami, come ha annunciato ai nostri microfoni Roberto De Santis, uno dei medici di medicina generale in prima linea, in questo periodo. “Portare il vaccino a una persona a rischio significa far respirare un pò di aria a questi pazienti, un pò di serenità e tranquillità“- spiega De Santis facendo notare come la campagna a domicilio ha cambiato il rapporto umano con le persone. Durante il percorso non sono mancati ostacoli. Dalle borse termiche per conservare i vaccini, che sono state fornite in numero adeguato in corso d’opera. Alle forniture che a volte sono venute meno come accaduto anche per i centri vaccinali. Ma un grazie De Santis lo riserva al distretto sanitario che ha coordinato dietro le quinte tutto il lavoro della vaccinazione a domicilio. Per i medici ora inizia la seconda fase, ovvero l’impiego nei centri vaccinali per dare manforte al sistema. “La presenza del medico di base nel punto di vaccinazione territoriale è importante anche per la scelta del vaccino, perchè il medico di famiglia conosce il proprio paziente”- conclude De Santis non senza lanciare un appello per il secondo open day programmato nel week end e riservato agli over 60, fermo restando la prenotazione e l’assenza di patologie gravi.

Andrea D’Aurelio

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