
SULMONA. Aveva solo 13 anni quando veniva “accolta” nel retrobottega di un negozio e, con la compiacenza della madre, il proprietario le faceva indossare indumenti intimi e quindi le scattava foto. Ieri entrambi sono finiti in carcere. Sei anni e 4 mesi di reclusione è la pena definitiva per un commerciante 49enne di Castel di Sangro mentre la madre della minore dovrà scontare quattro anni e quattro mesi. Una storia che risale al 2014 quella consumata nel degrado di un ambiente familiare e di una madre che, secondo i giudici, non ha avuto rispetto per la dignità della propria bambina, vendendola per pochi soldi alle voglie di un commerciante pedofilo. Una vicenda triste che era finita grazie all’intervento dei carabinieri di Castel di Sangro e delle operatrici dei servizi sociali del Comune, che sono intervenuti dopo aver avuto alcune segnalazioni ma soprattutto dopo essere venuti in possesso di materiale pedopornografico in cui veniva ritratta, seminuda, una ragazzina di Castel di Sangro. Dalle indagini avviate dai carabinieri era emersa la strana e continua frequentazione dall’allora 13enne nel negozio di un commerciante castellano. Dopo lunghi appostamenti e controlli pianificati insieme ai servizi sociali, i carabinieri avevano deciso di entrare in azione per tutelare la ragazzina. I militari infatti, su ordine della Procura di Sulmona, avevano proceduto alla perquisizione nel domicilio del commerciante e nei computer hanno trovato diverse cartelle contenenti numerose fotografie che ritraevano la 13enne seminuda. Secondo le accuse emerse anche nel corso del dibattimento processuale, il commerciante non si era limitato a scattare foto ma aveva compiuto anche atti sessuali sulla minore più volte e in presenza della madre che non aveva fatto nulla per impedire al 49enne di abusare della figlia. Tanto che, insieme all’uomo, era finita sotto processo anche la donna per induzione alla prostituzione minorile: aveva aveva pattuito come compenso per le prestazioni della figlia la somma di 100 euro per ogni “incontro”. Una vicenda dai contorni drammatici. Le condanne sono diventate definitive e ieri i carabinieri hanno notificato ad entrambi l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Sulmona