
Lo zafferano è una spezia rara, delicata e preziosa, capace di raccontare la storia di territori che ne hanno fatto un simbolo di identità. Domenica 24 agosto, a Navelli, il “paese dello zafferano”, si celebreranno i vent’anni del riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta) dello Zafferano dell’Aquila, con un incontro che unirà tradizioni abruzzesi e greche. Ospite d’eccezione sarà Vasilis Mitsopoulos, presidente dell’associazione e del Consorzio di tutela del Krokos Kozanis PDO, lo zafferano di Kozani, in Grecia, tra le cinque DOP riconosciute in Europa. Insieme a lui, Massimiliano D’Innocenzo, presidente del Consorzio dello Zafferano dell’Aquila, e il sindaco di Navelli Paolo Federico. L’iniziativa si svolge nel cuore della Sagra dei Ceci e dello Zafferano, che quest’anno taglia il traguardo della 47ª edizione. Kozani e l’Aquila, seppur lontane, condividono un destino simile. Entrambe sono aree di antica tradizione agricola, universitarie e montane, dove il croco – la pianta da cui si ricava la spezia – trova condizioni perfette: terreni fertili e climi favorevoli. Eppure, le differenze sono notevoli. In Grecia i produttori sono quasi mille e producono diversi chili di zafferano ciascuno; in Abruzzo, invece, sono poco più di settanta e la produzione complessiva si aggira intorno ai 40 chili l’anno. Cambia anche la lavorazione: a Kozani si segue una metodologia vicina a quella iraniana, mentre a Navelli si custodisce da secoli la pratica della tostatura degli stimmi sulla brace di legna, un sapere antico che conferisce allo zafferano abruzzese un aroma inconfondibile. Il Krokos Kozanis ha ottenuto la DOP nel 1999, mentre lo Zafferano dell’Aquila è entrato nel registro europeo nel 2005. Due percorsi paralleli che oggi si incontrano, in un dialogo che non è solo agricolo ma anche culturale, capace di rafforzare legami tra comunità che hanno fatto della qualità, della cooperazione e della memoria delle proprie radici un punto di forza. A vent’anni dal riconoscimento europeo, lo Zafferano dell’Aquila resta uno dei gioielli gastronomici più rari al mondo, frutto della cura e della passione di una piccola comunità che, come i pistilli di questo fiore prezioso, resiste e custodisce un’identità unica.









