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 SULMONA – Via libera dalla Corte Costituzionale alla riorganizzazione della Croce Rossa Italiana, contestata da numerosi dipendenti, che si erano rivolti al Tar del Lazio. Con la sentenza n. 79 depositata oggi (relatore Augusto Barbera), la Consulta ha così respinto le questioni di costituzionalità sollevate dal Tribunale amministrativo. E sul caso non poteva non intervenire l’ex Commissario Maurizio Scelli che rispetta la decisione dei giudici non senza nascondere un po’ di amarezza. Perché la privatizzazione implica la perdita di un apparato già consolidato che dava garanzia e equilibrio al sistema. “La sentenza va rispettata ma il problema è nel merito, E’ possibile chiamare privatizzazione una associazione privata che vive di proventi pubblici? Questa domanda la pongo a Di Maio, Salvini e Conte. Dove sta l’operatività e l’efficienza in questo momento dove c’è un momento di grande povertà. Vorrei avere la possibilità di spiegare al Governo lo sfascio a cui si va ora incontro”- incalza il sulmonese Scelli non senza rimarcare che “la Corte Costituzionale ha fatto il suo dovere ma un Governo che vuole aiutare i più deboli e si dice del cambiamento e che parla di reddito di cittadinanza e quota 100 accetta questa eredità dei governi precedenti che smantella l’istituzione pubblica più amata dagli italiani con 3.000 dipendenti mandati a fare un altro mestiere e 80 milioni pubblici dati ad un’associazione privata. La Croce Rossa oggi è una polveriera e Salvini, Di Maio e Conte devono metterci le loro mani. E lo dice uno – conclude Scelli – che ci è stato ed ha rischiato la vita e questa battaglia la faccio per coloro che hanno rischiato la vita con me nei campi di battaglia e che oggi non posso vedere a fare i cancellieri o altri ruoli amministrativi”.

Andrea D’Aurelio

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