
“In quella zona della città era stata approvata una variante al piano regolatore che prevede la possibilità di edificare nuove costruzioni di notevole grandezza. Circostanza che è stata del tutto ignorata”. È questa la tesi difensiva di un funzionario del Comune di Sulmona, indagato assieme ad un collega e ad un dirigente di Palazzo San Francesco per la villa di via Tratturo. Ieri sono partiti infatti gli interrogatori nella caserma dei carabinieri forestali di Sulmona, delegati dalla Procura della Repubblica che aveva emesso gli avvisi di garanzia al termine delle indagini. Difeso dall’avvocato Fabio Cantelmi, il funzionario ha chiarito la propria posizione, riferendo tra le altre cose che “le critiche del consulente dell’accusa sono relative al condono ricevuto dall’immobile che considera inefficace. In realtà si tratta di un condono rilasciato dal Comune su parere della Sovrintendenza nel 1991 poi revocato dal Ministero e successivamente rilasciato nuovamente nel 1994 su nuovo progetto”. Secondo la difesa lo stato dell’immobile è chiaro e il dirigente di area tecnica del Comune deve attendersi al condono rilasciato. Secondo l’accusa i tre in concorso tra loro, avrebbero sottoscritto un’autorizzazione paesaggistica datata 17 novembre 2021 per lavori di ristrutturazione urbanistica in un edificio situato in Via Tratturo. Il progetto prevedeva la demolizione e la ricostruzione con ampliamento e cambio di destinazione d’uso, con una volumetria complessiva di circa 1690 metri cubi, ben oltre i 1000 mc consentiti per questo tipo di interventi. Il documento, secondo quanto riportato nell’atto di indagine, attestava falsamente la compatibilità paesaggistica dell’intervento, nonostante l’annullamento di precedenti autorizzazioni da parte della Regione e la presenza di vincoli paesaggistici sull’area interessata. La Villa era stata sequestrata il 24 ottobre 2024 e nel filone principale d’inchiesta erano finite cinque persone, due titolari dell’immobile e tre figure tecniche, alle quali la procura aveva contestato ben sedici violazioni per aver realizzato a vario titolo “opere volte alla trasformazione urbanistica ed edilizia dei terreni, in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti, senza la prescritta autorizzazione sostanziale”. La storia è quella di una baracca che grazie ad una sanatoria, è stata oggetto prima di ampliamento con la Legge 43 e poi di demolizione e ricostruzione con il superbonus 110, in una zona destinata a parco urbano dove, secondo il prg, non si può costruire, come hanno ricordato i comitati alla procura. Una vicenda che era diventata anche un caso politico, sollevato all’epoca dall’ex consigliera comunale, Teresa Nannarone. L’esposto era stato presentato dai comitati cittadini per l’ambiente









