
Il Vinitaly 2025 è ormai alle porte e quest’anno assume un significato ancora più importante. In un periodo pieno di incertezze, il settore vitivinicolo italiano si trova ad affrontare sfide difficili, sia sul fronte internazionale che in ambito normativo. Una delle preoccupazioni principali è il ritorno dei dazi annunciato da Trump, che potrebbe colpire in modo pesante le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti. Il vino è uno dei simboli del Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità, la storia e la tradizione che porta con sé. Vederlo penalizzato da nuove barriere commerciali sarebbe un duro colpo per migliaia di produttori, grandi e piccoli, che ogni giorno lavorano con passione nelle vigne italiane. Ma non è tutto. A preoccupare il comparto c’è anche la recente posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che propone di inserire avvertenze sanitarie sulle etichette del vino, definendolo addirittura “cancerogeno”. Un approccio che – come sottolinea Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, la confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo – rischia di criminalizzare un intero settore, ignorando la cultura del consumo responsabile che da sempre fa parte del nostro modo di vivere. “Il Vinitaly 2025 – spiega Tiso – deve diventare un momento cruciale, un punto di svolta. Dobbiamo cogliere questa occasione per difendere i nostri produttori, far sentire la loro voce, e allo stesso tempo trovare nuove strade di sviluppo, nuovi mercati dove il vino italiano possa continuare a essere apprezzato”. Il mondo del vino ha già dimostrato di saper reagire nei momenti difficili. Ora, più che mai, è il momento di fare squadra: istituzioni, associazioni, imprese e consumatori devono unirsi per proteggere un patrimonio che non è solo economico, ma anche culturale, sociale e identitario.