SULMONA – Pur sapendosi infetti sarebbero stati notati più volte dai vicini di casa mentre uscivano nel quartiere con il proprio cane o, peggio ancora, si mettevano alla guida allontanandosi dall’abitazione per un breve arco temporale. Per due coniugi sulmonesi, per i quali è stato attivato il monitoraggio sanitario dopo la positività della figlia convivente, è stata inoltrata specifica segnalazione all’autorità sanitaria. A farlo sono stati i vicini di casa, inquilini dello stesso palazzo condominiale, che non riescono a tollerare simili gesti a due anno dallo scoppio dell’emergenza pandemica in atto. “Stiamo passando delle giornate da incubo poiché, in diverse occasioni, vengono utilizzati degli spazi comuni”- tuonano dal vicinato- “abbiamo anche segnalato informalmente il caso alle forze dell’ordine ma non riusciamo a bloccare tale situazione che non ci rende tranquilli perché, dopo due anni, non si può entrare o uscire di casa in caso di contagio o in isolamento come se nulla fosse”. Sembrerebbe infatti che, dopo il contatto con la figlia, l’intera famiglia abbia contratto l’infezione. Nel giro di pochi giorni arriva l’ennesima segnalazione di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Segnalazioni però anche andrebbero depositate e ratificate nelle sedi opportune. A due anni dall’inizio dell’emergenza pandemica è cambiato anche il profilo di chi agisce in spregio alle misure di prevenzione e ai protocolli vigenti. Dall’insegnante positivo che ha svolto la lezione in attesa del referto all’operatore sanitario che si è recato in un punto vendita per fare la spesa. Di questo passo si rischia di abbassare drasticamente il livello di consapevolezza del rischio con tutte le conseguenze del caso su un sistema già carente di suo. Infondo il Covid non è venuto fuori ieri. Per cui alcuni meccanismi dovrebbero essere pressocchè scontati. Ma, alla luce delle numerose segnalazioni, il condizionale è d’obbligo.
Andrea D’Aurelio