
Le esigenze cautelari non sono venute meno ma le distanze vanno riviste per non pregiudicare le “esigenze abitative” dell’indagato. E’ quanto ha deciso il giudice per le indagini preliminari, Marta Sarnelli, che ha accorciato le distanze imposte al 59enne di Sulmona, finito sotto inchiesta per violenza sessuale e atti persecutori nei confronti di una 28enne. Dopo l’interrogatorio di garanzia, nel corso del quale l’uomo aveva respinto le accuse, spiegando di “non aver mai avuto approcci con una donna e non aver fatto né violenza e né minaccia ”, il giudice ha confermato la misura cautelare del divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, modificando il raggio di distanza da 500 a 200 metri. Ciò perché tra l’abitazione del 59enne e alcuni luoghi frequentati dalla persona offesa, sarebbe impossibile mantenere una distanza di almeno 500 metri. Per il resto, secondo il gip, resta solido il quadro delle accuse. Tre gli episodi finiti sotto la lente della magistratura. Il primo a marzo quando il 59enne, ha riferito la giovane, l’avrebbe palpeggiata nel negozio dove lavora, provocando lividi refertati dal pronto soccorso. L’altro il 27 aprile con le presunte minacce di morte al grido di “ti uccido” e poi l’ultimo a maggio quando l’uomo si sarebbe presentato con la bici davanti l’attività. L’uomo, difeso dall’avvocato Alberto Paolini, ha negato, sostenendo che quei lividi non erano stati procurati da lui. Per la procura e il giudice ricorrono tuttavia gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato