
L’Aquila si prepara ad accogliere una delle mostre più attese del programma di Capitale Italiana della Cultura 2026: “Architettura e Urbanistica in Abruzzo 1930–1960”. L’esposizione, curata da Mario Centofanti, Raffaele Giannantonio e Andrea Mantovano, aprirà a giugno 2026 negli spazi di Palazzo ONMI (ex asilo nido di Viale Duca degli Abruzzi) e resterà visitabile fino a dicembre. Realizzata in collaborazione con il MAXXI L’Aquila, la mostra racconterà trent’anni fondamentali per la trasformazione della regione: un periodo in cui l’Abruzzo si è aperto alla modernità, tra nuove architetture, cambiamenti sociali e un diverso modo di pensare gli spazi urbani e il paesaggio. Attraverso fotografie, disegni, filmati e documenti d’epoca, i visitatori potranno scoprire come l’architettura sia stata parte viva della storia della regione, unendo memoria e innovazione. L’iniziativa sarà accompagnata da incontri e approfondimenti realizzati con l’Università dell’Aquila, l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, l’Ordine degli Architetti e numerose realtà culturali locali, per creare un dialogo tra ricerca, professione e cittadinanza. “Il MAXXI L’Aquila, con la sua vocazione alla contemporaneità e all’innovazione, è un partner strategico per valorizzare la nostra identità culturale, intrecciando la memoria della ricostruzione con lo sguardo rivolto al futuro”, ha dichiarato il sindaco Pierluigi Biondi. La mostra fa parte di un programma ricco di eventi che porteranno nel capoluogo artisti, studenti e visitatori da tutta Italia. Tra le iniziative già annunciate, anche il Premio Nazionale delle Arti – XX edizione, curato dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila con il Ministero dell’Università e della Ricerca, e l’Evento delle Accademie, una grande mostra dedicata alla scultura contemporanea con la partecipazione di sei prestigiose accademie italiane. “Tutte queste iniziative – ha aggiunto Biondi – compongono il mosaico dell’Aquila Capitale Italiana della Cultura 2026, espressione della nostra identità e della forza di un territorio che sa unire memoria e visione, persone e luoghi, in un patrimonio comune”.









