
Nel cuore dell’estate abruzzese, tra leggende sussurrate e antichi misteri, torna un appuntamento che sa di incanto: “Le Dimore delle Fate – Tra Favola e Archeologia”, il convegno letterario ideato dalla scrittrice Manuela Rotili, in programma sabato 9 agosto all’Aia dei Musei di Avezzano. Non è solo un incontro per appassionati. È un viaggio, anzi due: uno nel mondo della fantasia, l’altro tra le tracce silenziose che l’archeologia ci ha lasciato. Un percorso affascinante che intreccia fate, boschi sacri, grotte leggendarie e misteriosi colli, con la concretezza degli studi storici e il fascino delle radici culturali del nostro territorio. Manuela Rotili, che con la Nuova Casa delle Favole ha già incantato il pubblico con caffè letterari e autori emergenti, porta ora ad Avezzano una riflessione più ampia, capace di coinvolgere grandi e piccoli. Le fate – quelle delle storie che ascoltavamo da bambini, ma anche quelle “domestiche” delle Domus de Janas, le leggendarie abitazioni scavate nella roccia in Sardegna – diventano il punto di partenza per parlare di mitologia, identità e memoria collettiva. Al suo fianco, durante il convegno, due voci importanti: la Dott.ssa Flavia De Sanctis, curatrice del museo e moderatrice dell’incontro, e la Dott.ssa Daniela Villa, archeologa, che offrirà uno sguardo scientifico e appassionato sulle radici reali dei miti che ancora oggi ci affascinano. L’appuntamento – giunto alla sua seconda edizione – nasce da un desiderio chiaro: quello di restituire valore alle storie del nostro territorio, mescolando narrazione e ricerca, sogno e conoscenza. E lo fa aprendo le porte a tutti: appassionati di letteratura, amanti della storia, famiglie, curiosi. Nessuno escluso. Per chi non potrà esserci di persona, l’evento sarà trasmesso in diretta streaming su Sagoradio TV, con la conduzione di Milena Bonvissuto per Epoca culturale. Perché la magia, oggi, può viaggiare anche attraverso uno schermo. In un tempo in cui spesso si dimenticano le storie che ci hanno reso ciò che siamo, questo convegno ci invita a fermarci, ad ascoltare, a sognare. E a riscoprire, forse, che le fate non vivono solo nelle fiabe, ma nei luoghi che ci circondano – basta solo saperle vedere.









