
Un romanzo dedicato all’Abruzzo e ai suoi piccoli paesi
Un riconoscimento che parla di radici, memoria e futuro. Lo scrittore Gianluca Galotta, docente di Filosofia e Storia con origini familiari a Rivisondoli, ha ottenuto il terzo premio nella sezione Libro edito per il cinema del Concorso Letterario “Trame da Cinema 2025”, nell’ambito del Festival “Lo Scrittore, il Libro, il Lettore” promosso dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori. La cerimonia si è svolta lo scorso 1° novembre, al Palasì di Terni. Il romanzo premiato, L’Uomo che parlava con le stelle (edizioni Graphofeel), è un’opera che intreccia narrazione e riflessione, ponendo al centro due temi profondamente contemporanei: la valorizzazione dei piccoli paesi dell’Appennino e la necessità di un turismo sostenibile, capace di rispettare i luoghi e le comunità che li abitano. Il libro è ambientato in un paese immaginario d’Abruzzo, ma la dedica iniziale non lascia dubbi: la storia nasce da un legame reale e affettivo con Rivisondoli, dove l’autore torna spesso, pur vivendo e insegnando a Roma. La sezione del concorso che ha premiato il romanzo è riservata ai libri che, per la forza delle immagini, la struttura narrativa o la densità emotiva, si prestano a una trasposizione cinematografica. Il riconoscimento, dunque, oltre alla qualità letteraria, individua nel testo un potenziale racconto visivo: un piccolo paese, un uomo che dialoga con le stelle, il cielo come luogo di ascolto e memoria – materiali che evocano naturalmente scenari filmici. «Questo libro è nato anche come un gesto di cura verso i paesi di montagna, sempre più in bilico tra spopolamento e sopravvivenza», spiega Galotta. «Credo che raccontare questi luoghi, dare loro dignità narrativa e visiva, sia un modo per ricordare che esistono storie che meritano di continuare». La notizia, accompagnata dalle foto della premiazione, è stata pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale del Festival. Per Rivisondoli e per la Marsica, si tratta di un piccolo ma significativo segnale: le comunità resistono anche grazie a chi le racconta – e le porta, simbolicamente, oltre i confini delle vallate.









