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COCULLO – Da ieri, lunedì 23 gennaio, la candidatura a patrimonio immateriale Unesco del rito e della festa dei Serpari di Cocullo, oltre che della rete della devozione a San Domenico Abate, è ufficialmente sul tavolo della commissione italiana Unesco a Roma dove si è svolto l’incontro di consegna del dossier. La delegazione cocullese, guidata dal sindaco Sandro Chiocchio, comprendeva rappresentanti dell’associazione Di Nola, della pro loco, della rete della devozione a San Domenico, della Provincia dell’Aquila, della Regione, oltre agli studiosi antropologi Valentina Lapiccirella Zingari, Omerita Ranalli e Lia Giancristofaro. Per la commissione erano presenti i responsabili italiani e Stefania Baldinotti in rappresentanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sono inoltre intervenuti Gabriele Desiderio della direzione nazionale Unpli e Stanislao De Marsanich presidente della rete dei Parchi Letterari. Il dossier pone Cocullo, la sua festa e la rete dei paesi della devozione nella “Lista di salvaguardia Urgente”, una delle tre “sezioni” previste nel protocollo di candidatura Unesco. La ragione sta nella caratteristica di Cocullo e dei centri della devozione, minacciati dallo spopolamento che alla lunga potrebbe anche mettere in discussione la permanenza di tradizioni come quella dei Serpari. La “Lista di salvaguardia” prevede l’attivazione di una serie di azioni tese appunto a salvaguardare e sviluppare non solo Cocullo e la sua festa ma un intero territorio come quello del centro Abruzzo. Tutti i soggetti interessati lavoreranno ora alla redazione del “Piano di salvaguardia”, elemento essenziale per completare il dossier. La candidatura di Cocullo e della rete della devozione, inoltre, cade in un momento decisivo per la presenza nel gruppo di lavoro di tanti centri minacciati dal terremoto e che rischiano di sparire senza una luce ed una attenzione particolare da parte delle istituzioni. La “Lista di salvaguardia” si pone anche l’obiettivo di dare visibilità permanente a tante comunità oggi sofferenti e deserte. (Red)

 

 

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