
San Giuseppe e la Festa del Papà: un riflesso di paternità autentica
Il 19 marzo, in molti Paesi di tradizione cattolica come l’Italia, si celebra la Festa del Papà, una ricorrenza che si intreccia indissolubilmente con la figura di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Questa data non è casuale: il 19 marzo la Chiesa commemora San Giuseppe, modello di umiltà, dedizione e custodia, un uomo che incarna l’essenza della paternità autentica. Don Fabio Rosini, sacerdote e biblista romano, nel suo libro San Giuseppe. Accogliere, custodire, nutrire (Edizioni San Paolo, 2021), offre una riflessione profonda su questa figura, sottolineando come Giuseppe sia un esempio per ogni padre e per chiunque voglia vivere una vita di responsabilità e amore.

Don Fabio Rosini descrive San Giuseppe come un uomo che, di fronte alla gravidanza inattesa di Maria, si trova spaesato ma aperto al disegno di Dio. «Per me Giuseppe intuisce tutta la grandezza della missione alla quale è destinato e questa grandezza, la grandezza della paternità, inizialmente lo spaventa», scrive Rosini. Non è il timore delle convenzioni sociali a muoverlo, ma il senso di inadeguatezza davanti a un compito tanto alto. Eppure, Giuseppe non si tira indietro: accoglie Maria e il bambino, diventando custode di un mistero più grande di lui. Questo “sì” silenzioso, pronunciato non a parole ma con i fatti, lo rende un archetipo di padre: non perfetto, ma presente, capace di nutrire e proteggere ciò che gli è affidato.

Rosini evidenzia tre verbi che definiscono la missione di Giuseppe – accogliere, custodire, nutrire – e che diventano una guida per la paternità moderna. «Il buon padre non è perfetto ma c’è, nutre e sa sparire», afferma il sacerdote, sottolineando come la vera grandezza di un padre stia nel decentrarsi, nel mettere al centro i figli e la famiglia, proprio come Giuseppe fece con Maria e Gesù. La sua capacità di “sparire” non è assenza, ma un atto d’amore: preparare i figli all’autonomia, renderli capaci di camminare da soli.

In Italia, la Festa del Papà coincide con il giorno di San Giuseppe fin dal Medioevo, quando il culto del santo si diffuse come simbolo della paterna vigilanza e provvidenza. Questa tradizione, rafforzata nel 1871 quando San Giuseppe fu proclamato patrono dei padri di famiglia dalla Chiesa cattolica, celebra non solo la figura biologica del padre, ma il suo ruolo spirituale e sociale. È un’occasione per riflettere sull’importanza della presenza paterna, un tema che Rosini affronta con urgenza. «Il padre è quello che ti dice chi sei», scrive, richiamando il momento in cui Giuseppe dà il nome a Gesù, un gesto che simboleggia il compito di ogni padre: aiutare i figli a scoprire la propria identità e valore.
Oggi, in un’epoca segnata dalla crisi della figura paterna, la festa assume un significato ancora più profondo. Rosini osserva come molti uomini temano la responsabilità della paternità, spaventati dall’idea di non essere all’altezza. Eppure, San Giuseppe insegna che non si tratta di essere perfetti, ma di esserci. «Persino San Giuseppe dubitò di sé stesso», nota il sacerdote, invitando i padri a non lasciarsi paralizzare dalla paura, ma a entrare con coraggio nella “grandezza” del loro ruolo.
La riflessione di Rosini su San Giuseppe non si limita a un’analisi storica o teologica: è un invito a riscoprire la paternità come vocazione universale, che riguarda non solo i padri biologici, ma chiunque sia chiamato a custodire e nutrire la vita altrui. In un mondo che spesso confonde autorità con autoritarismo, Giuseppe offre un’immagine di forza umile e amore libero, lontana dal possesso. «La castità è la libertà dal possesso in tutti gli ambiti della vita», ricorda Rosini, citando Papa Francesco, e Giuseppe ne è l’emblema: un padre che non reclama per sé, ma si dona interamente.
La Festa del Papà del 19 marzo 2025, che cade oggi mentre scriviamo, è dunque più di una celebrazione tradizionale: è un momento per guardare a San Giuseppe come a un faro, per i padri e per tutti noi. Attraverso i doni, i lavoretti dei bambini e i dolci tipici come le zeppole, si rende omaggio non solo ai papà, ma a quell’ideale di paternità che, come scrive Rosini, «manca a questa generazione e che dobbiamo riscoprire e ridiventare». In un tempo di fragilità e incertezze, San Giuseppe ci ricorda che essere padre significa, prima di tutto, dire un “sì” saggio e costante alla vita, proprio come lui fece duemila anni fa.