
Calascio – Un libro, una montagna, una comunità. E la pietra come testimone silenziosa di una storia millenaria. Nella suggestiva cornice della Chiesa di San Leonardo a Calascio, si è tenuta la presentazione di “Tholos Tholoi”, volume firmato da Fabio Filippi, frutto di sei anni di ricerca appassionata tra i paesaggi dell’Abruzzo interno. Il titolo richiama le tholos, le capanne in pietra a secco che punteggiano le vie della Transumanza, lungo i tratturi che da secoli guidano i pastori attraverso le montagne. Vere architetture spontanee, nate dall’ingegno e dalla necessità, diventate oggi simboli di identità culturale e resilienza. Accanto all’autore, hanno dialogato Tommaso Navarra (Presidente del Parco Gran Sasso e Monti della Laga), Francesco D’Amore (Presidente del Parco Sirente Velino), la professoressa Carla Bartolomucci (autrice della prefazione e docente di Restauro Architettonico) e il sindaco di Calascio, Paolo Baldi. “Il Parco custodisce un paesaggio culturale nato dalla simbiosi millenaria tra uomo e natura – ha dichiarato Navarra – dove le pietre non sono solo resti, ma radici”. D’Amore ha ricordato il compito dei Parchi: trasmettere la memoria. “Preservare questi segni significa garantire continuità all’identità delle nostre genti”. “Tholos Tholoi” è più di un libro fotografico o di documentazione: è un viaggio nella memoria collettiva, un invito a guardare al futuro partendo da ciò che abbiamo sotto i piedi. Le pietre delle nostre montagne, racconta Filippi, parlano di un’economia del cammino, di un’architettura fatta di mani, sudore e sapere antico. Un’eredità che rischia di perdersi, ma che può tornare a vivere se riscoperta con consapevolezza. “Questo libro – ha detto il sindaco Baldi – è un ponte tra chi ha costruito con fatica e chi oggi può ricostruire una presenza nei borghi abruzzesi, partendo dalla tradizione e dai segni della terra”. Il messaggio di Tholos Tholoi è chiaro: la montagna ha bisogno di cura, di occhi che vedano e mani che tornino. Non si tratta di nostalgia, ma di futuro: quello dei piccoli centri che possono tornare a vivere solo se riconosciuti come luoghi di memoria attiva, radicati nella storia e aperti all’innovazione sostenibile.