
L’Università dell’Aquila partner del progetto Life Inspiree: un brevetto innovativo per il recupero di terre rare dai magneti permanenti
L’AQUILA – Un brevetto sviluppato dall’Università degli Studi dell’Aquila è alla base di uno dei 47 progetti strategici europei selezionati dalla Commissione Europea nell’ambito del Critical Raw Materials Act, il piano che punta a garantire l’autonomia dell’UE nell’approvvigionamento delle materie prime critiche. Il progetto si chiama Life Inspiree (Il recupero di terre rare – Itelyum) ed è coordinato da Itelyum Regeneration SpA. Il suo obiettivo è il recupero delle terre rare dai magneti permanenti (presenti, ad esempio, in dischi rigidi e motori elettrici), attraverso un processo idro-metallurgico innovativo e senza trattamenti termici, brevettato nel 2018 dall’Università dell’Aquila. Il procedimento, sviluppato dal gruppo di Ingegneria chimica del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione (DIIIE), rappresenta un esempio concreto di economia circolare, con applicazioni immediate nei settori della transizione verde, della digitalizzazione e dell’industria della difesa e aerospaziale. Il progetto si inserisce in un percorso di ricerca iniziato con il progetto NEWRE, finanziato da EIT Raw Materials, e ora avviato verso la fase di industrializzazione con Life Inspiree. “I risultati ottenuti – spiega il prof. Francesco Vegliò, docente di Teoria dello sviluppo dei processi chimici – sono il frutto di oltre dieci anni di attività di ricerca, che hanno permesso non solo di sviluppare soluzioni sostenibili, ma anche di far crescere un gruppo di circa 15 ricercatori specializzati, oltre a numerosi studenti e laureandi coinvolti nei corsi di Ingegneria chimica e ambientale”. L’Europa, con il Critical Raw Materials Act, mira entro il 2030 a soddisfare almeno:
- il 10% della domanda di materie critiche tramite estrazione interna,
- il 40% attraverso lavorazione locale,
- il 25% tramite riciclo.
Tra i 47 progetti selezionati, quattro sono italiani, focalizzati su terre rare, litio, rame, nichel e platino. Il contributo dell’Università dell’Aquila testimonia ancora una volta il ruolo strategico della ricerca pubblica nella sfida europea per l’autonomia tecnologica e ambientale.