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SULMONA – La politica e le associazioni di categoria si siedano attorno ad un unico tavolo per studiare un piano di riqualificazione dell’artigianato. L’operazione trasparenza contro il lavoro in nero non risolve il problema. Ne è convinto il coordinatore di Sovranità Valle Peligna Alberto Di Giandomenico che sul futuro dell’artigianato chiama a raccolta politici e addetti ai lavori. Per Di Giandomenico “è riduttivo lanciare un’operazione trasparenza sul lavoro nero senza indagare sulle ragioni che lo costringono e sulle difficoltà in cui annaspano gli artigiani. Non si può trattare così un problema facendo recitare agli artigiani la parte dei cattivi. È illogico poi che il progetto di legalità e la richiesta di mettersi in regola arrivi dall’Aquila, la stessa città che non s’interessa di risolvere le gravi difficoltà della valle Peligna, ma approfondisce certe dinamiche che possono risultare utili al capoluogo“. Di Giandomenico si domanda se, in verità, il lavoro nero non sia uno specchietto per le allodole, non un problema, ma una delle tante conseguenze della crisi economica, endemica, che trascina nel baratro Sulmona. “Così vessati come sono da oneri e carichi fiscali, gli artigiani devono fare i conti con una valle dove reddito e produzione sono ai minimi storici e sembra davvero assurdo che si punti verso di loro il dito con una campagna di sensibilizzazione che ha più il sapore di uno spot pubblicitario – continua il coordinatore di Sovranità – Un settore come questo, fortunatamente ancora trainante per l’economia locale, potrebbe farsi culla del rilancio economico del comprensorio peligno per questo va riattivato con iniziative serie, di ampio respiro, in sinergia con il commercio, l’industria e il contributo della comunità. Non solo, se parliamo di economia circolare occorre riportare reddito in valle convincendo anche i peligni a spendere e investire in quest’area, d’altro canto alle aziende bisogna chiedere di tornare alla professionalità e alla qualità di un tempo. Noi di Sovranità mettiamo a disposizione le nostre competenze e i nostri professionisti e proponiamo di riunirci attorno a un tavolo, con le associazioni di categoria, gli amministratori locali, i cittadini, per cominciare a capire sul serio di cosa abbiamo bisogno e di come riuscire ad ottenerlo, ma soprattutto di quanto abbiamo perso e perché. Occorre confessare i peccati di questa economia, dei costumi locali, proponendo delle soluzioni nel lungo periodo e dei rimedi momentanei, anche semplici, che dal più piccolo al più grande problema possano permetterci di ripartire. Per il leader di Sovranità, artigiano di professione, “programmare è la parola d’ordine, ma con azioni intessute per Sulmona e la valle Peligna e non sulla scia di iniziative calate da altre città”.

Andrea D’Aurelio

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