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“Comunità energetiuche, green communities e bioeconomia circolare” è il titolo di un incontro che si svolgerà venerdì 8 ottobre alle ore 17 presso il Castello Cantelmo di Pettorano sul Gizio. Organizzato da Legambiente, Comune e Riserva Monte Genzana, si discuterà delle opportunità di ripresa e resilienza del PNRR per le aree protette. Parteciperanno Giuseppe Di Marco Presidente di Legambiente Abruzzo, Katiuscia Eroe Responsabile nazionale Energia di Legambiente, Stefano D’Amico Delegato alle Green communities del comune di Pettorano, Marco Bussone Presidente nazionale dell’Uncem, Sabatino Belmaggio Dirigente servizio foreste e parchi della Regione Abruzzo, Antonio Di Croce Direttore della Riserva regionale Monte Genzana Alto Gizio, Igino Chiucchiarelli Direttore del Parco regionale del Sirente Velino, Antonio Di Santo Presidente della Comunità del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, Tommaso Navarra Presidente del Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, Lucio Zazzara Presidente del Parco nazionale della Maiella, Nicola Campitelli Assessore Energia e rifiuti della Regione Abruzzo, Stefania Pezzopane Parlamentare della Commissione ambiente della Camera dei Deputati, Antonio Carrara Sindaco di Pettorano sul Gizio, Antonio Nicoletti Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente. L’iniziativa rientra in un ciclo di incontri territoriali organizzati da Legambiente per discutere con gli amministratori e le comunità locali delle principali sfide che il cambiamento climatico pone al fragile territorio appenninico e alla biodiversità, e delle opportunità che il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione delle aree protette e della montagna per fronteggiare queste sfide.

Per frenare gli effetti negativi del cambiamento climatico, ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, serve un poderoso cambio di passo attivando politiche territoriali efficaci e coerenti con gli obiettivi globali sottoscritti a Parigi nel 2015 per mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 0C e possibilmente di limitarlo a meno di 1, 5 0C.  Il prossimo decennio sarà fondamentale per realizzare politiche climatiche virtuose, e l’Unione Europea per frenare il climate change ha messo in campo strumenti finanziari importanti come il Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che offrono ai territori montani l’opportunità di una forte integrazione con la Strategie UE per la Biodiversità al 2030 e la Programmazione Comunitaria 2021/2027.  Perciè, se il nostro Paese vuole vincere la sfida, deve mettere al centro delle sue politiche la montagna appenninica che, oltre a essere uno spazio politico decisivo perché interessa 9 milioni di ettari di territorio e coinvolge 2.157 comuni dove risiedono 10,4 milioni di persone, rappresenta un ambito territoriale fondamentale per frenare l’impatto negativo del cambiamento climatico sulla biodiversità di cui l’appennino è ricco. Le connessioni, la mobilità, l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali sono i temi su cui puntare per rafforzare i territori e le comunità e rifondare il patto di mutualità tra i comuni sparsi nelle aree rurali e quelli delle grandi conurbazioni.

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