
Sul Gran Sasso non si sono sentiti solo vento e passi d’alta quota, ma anche i sogni di 130 ragazzi che, zaino in spalla e penna nera nel cuore, stanno per diventare Alpini. È successo oggi, 2 luglio: in quattro gruppi, gli aspiranti del corso “Solarolo III” hanno scalato in contemporanea quattro cime simbolo dell’Appennino — Corno Grande, Pizzo Cefalone, Monte Aquila e Monte Portella — in quello che è uno degli ultimi atti prima di ricevere, sabato 5 luglio, il cappello con la penna, simbolo inconfondibile delle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano. Partiti all’alba da Campo Imperatore, con uno zaino di venti chili sulle spalle, i giovani Alpini — inquadrati nella 43ª compagnia del battaglione “Aosta” — agli ordini della sulmonese Valentina Balassone, hanno raggiunto le vette prima di mezzogiorno. Ad attenderli, un momento solenne: la preghiera dell’Alpino recitata dal comandante e l’accensione di fumogeni tricolori, come segno di appartenenza e fierezza. Il Gran Sasso è stato scelto non solo per la sua bellezza aspra e la sua funzione di palestra naturale per l’addestramento, ma anche per il suo valore simbolico: una montagna che mette alla prova e unisce, come la storia delle Truppe Alpine racconta da oltre un secolo.




I 130 giovani volontari, tutti in ferma iniziale, arrivano da ogni angolo del Paese: il gruppo più numeroso è quello del Piemonte (20 aspiranti), seguito da Lazio, Lombardia, Abruzzo, Sicilia e Campania. Tra loro c’è il più giovane, piemontese, nato nel 2006, e anche la più giovane, una ragazza siciliana, anch’essa classe 2006. Il corso porta un nome carico di storia: Solarolo, cima dove il battaglione “Aosta” combatté duramente durante la Prima Guerra Mondiale, guadagnandosi la medaglia d’oro al valor militare per la tenacia dimostrata tra l’ottobre e il novembre del 1918. Alla fatica e alla formazione tecnica — 11 settimane di addestramento tra alpinismo e combattimento in montagna al Centro Addestramento Alpino di Aosta — si aggiunge la parte che rende gli Alpini un corpo speciale: i valori tramandati di generazione in generazione. A ricordarlo è stata la serata di ieri all’Auditorium Renzo Piano dell’Aquila, dove i giovani aspiranti hanno incontrato i “Veci” dell’Associazione Nazionale Alpini. Tra storie di guerra e canti di montagna — grazie al coro “Monti della Laga” di Teramo — si è rinnovato quel filo invisibile che lega chi porta la penna sul cappello, ieri come oggi. Sabato, per questi 130 ragazzi, quel simbolo diventerà realtà. E un nuovo pezzo di storia inizierà sulle vette dell’Abruzzo.