La recente decisione della Direzione Generale della ASL 2 Abruzzo di bloccare l’attività intramoenia aziendale, con l’intento di favorire lo smaltimento delle liste di attesa, sta suscitando preoccupazioni e critiche tra cittadini e operatori sanitari. Un provvedimento che, paradossalmente, rischia di danneggiare tanto i pazienti quanto il personale stesso, senza risolvere i problemi che si intendono affrontare. Innanzitutto, non è chiaro in che modo questa azione possa effettivamente accelerare il processo di smaltimento delle liste di attesa. Al contrario, il risultato previsto potrebbe essere il contrario: i pazienti, privi della possibilità di avvalersi delle prestazioni intramoenia, potrebbero cercare assistenza altrove, rivolgendosi a professionisti regionali o addirittura extraregionali, alimentando così la già preoccupante mobilità passiva extra-regionale e aumentando i costi per il sistema sanitario. Ma non solo i pazienti sono penalizzati: questa decisione avrà anche gravi ripercussioni sul personale sanitario, in particolare su medici e operatori del comparto. La chiusura dell’intramoenia potrebbe contribuire ad alimentare il fenomeno del “Great Resignation”, con molti professionisti che potrebbero decidere di dimettersi a causa delle già critiche condizioni di lavoro. Il burnout, la carenza cronica di personale, le disorganizzazioni interne, la mancanza di strumenti innovativi per il welfare aziendale e, soprattutto, l’assenza di farmaci e dispositivi medici adeguati, sono tutte problematiche che spingono il personale sanitario ad abbandonare le strutture ospedaliere. Questa scelta, inoltre, appare come una misura sanzionatoria nei confronti dei professionisti, limitando il loro diritto all’esercizio della libera professione intramuraria e, di fatto, riducendo la libertà dei cittadini di scegliere il proprio percorso di cura, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Tali azioni, infatti, finiscono per negare il diritto alla salute, lasciando i pazienti senza le opzioni necessarie per ottenere le cure tempestive di cui hanno bisogno. La Direzione della ASL 2 sembra identificare la causa delle lunghe liste d’attesa nella condotta colposa dei dirigenti medici, mentre in realtà la responsabilità è da ricercarsi principalmente nella gestione dell’azienda. La carenza di risorse umane, l’inefficienza nella gestione delle liste d’attesa, la mancata pianificazione e la gestione disorganizzata delle prestazioni sono le cause principali di questa criticità, e non certo la responsabilità dei singoli professionisti. Infine, la situazione di emergenza relativa alla carenza di farmaci e dispositivi medici negli ospedali è ormai allarmante. Nonostante le numerose segnalazioni inviate quotidianamente alla ASL, l’azienda sembra rimanere indifferente di fronte a un problema che sta mettendo a rischio la salute dei pazienti e la sicurezza delle prestazioni sanitarie. La CISL, alla luce di queste problematiche, auspica che con l’arrivo del nuovo Direttore Generale, Ing. Mauro Palmieri, si superino le posizioni di scontro e punitive tra la direzione e il personale sanitario. È fondamentale avviare un dialogo costruttivo, per risolvere le difficoltà attuali e migliorare realmente l’offerta sanitaria, affinché i cittadini abruzzesi possano ricevere le cure che meritano.


