
Numeri destinati a crescere quelli riguardanti il cancro alla mammella in Abruzzo: lo scorso anno sono stati eseguiti circa 1200 interventi, e l’incidenza della patologia è salita da 38 casi ogni 100mila abitanti cinquant’anni fa a 170 casi attuali. Questo incremento, a cui si aggiungono fattori ambientali, uno stile di vita non salutare e un’alimentazione inadeguata, sottolinea l’importanza della prevenzione attraverso screening regolari e un corretto stile di vita, fondamentali sia per aumentare il tasso di guarigione che per prevenire recidive. In questo contesto si inserisce la Proposta di Legge presentata dal Patto per l’Abruzzo in Consiglio regionale, che verrà esaminata nella seduta di martedì 25 prossimo. Il testo, già condiviso e approvato in Commissione V con il sostegno unanime della maggioranza, prevede un supporto strutturato di circa 50mila euro annui destinati al Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento dell’Università degli Studi “D’Annunzio”. L’obiettivo è focalizzare le ricerche sulla prevenzione e sugli effetti collaterali dei trattamenti convenzionali per il tumore alla mammella. Le iniziative, realizzate con il contributo di chinesiologi esperti, includeranno programmi di attività fisica adattata che potranno essere svolti presso le strutture universitarie o all’Ospedale Bernabeo di Ortona, riconosciuto per la sua eccellenza nella cura del tumore mammario. Dal novembre 2017, grazie a una convenzione tra Università e Asl 2, le donne con diagnosi di tumore mammario hanno beneficiato di terapie integrate a supporto delle cure convenzionali – quali counseling sullo stile di vita, terapia nutrizionale, agopuntura e attività fisica. Tuttavia, i bandi per garantire l’esercizio fisico adattato non sono andati a buon fine negli ultimi due anni, costringendo a una temporanea copertura dei servizi tramite la liberalità di un’associazione. È proprio per questo che la nuova norma si propone di assicurare in modo continuativo e strutturato questi servizi indispensabili. Numerosi studi evidenziano come un corretto stile di vita e l’attività fisica, svolta durante le terapie, possano aumentare le possibilità di guarigione e ridurre il rischio di recidiva. Ad esempio, attraverso l’esercizio fisico è possibile ridurre del 30% i livelli di cortisolo – ormone dello stress che favorisce l’insorgenza dei tumori – e aumentare del 50% la presenza dei “natural killer”, cellule chiave del sistema immunitario. L’Ospedale della donna di Ortona, attualmente classificato al 16° posto su 447 breast unit italiane e con 602 interventi chirurgici eseguiti nel 2023, potrebbe continuare a erogare gratuitamente tali servizi, migliorando significativamente la qualità della vita dei malati oncologici. I consiglieri hanno sottolineato come, in una regione in cui la prevenzione medica è ancora in ritardo rispetto agli standard nazionali – evidenziato anche dai tempi d’attesa per gli screening – il sostegno a queste iniziative sia fondamentale. L’approvazione della legge in Commissione V, a seguito delle audizioni di figure di spicco come il Professor Ettore Cianchetti, la Dott.ssa Simona Grossi, il Professor Giorgio Napolitano e la Presidente dell’associazione Gaia, Mariangela Appignani, rappresenta un segnale forte per il rifinanziamento futuro e per il consolidamento di un modello di medicina integrata che miri non solo alla cura, ma soprattutto alla prevenzione.