Il tema dell’ASL unica regionale in Abruzzo è assente nel Documento di programmazione economica e finanziaria (DEFR) 2024-2026, approvato il 28 dicembre, ma non per questo manca di animare il dibattito politico. La proposta, avanzata dal presidente della Regione, Marco Marsilio, e dall’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, si scontra con forti resistenze trasversali che attraversano sia il centrodestra che l’opposizione, oltre a suscitare critiche nel mondo sanitario. La riforma, che prevede la sostituzione delle attuali quattro ASL provinciali con una struttura unica, punta a migliorare l’efficienza e risolvere l’enorme deficit finanziario, stimato in circa 200 milioni di euro. Tuttavia, questa centralizzazione comporterebbe il commissariamento dei direttori generali delle ASL, già oggetto di critiche per i disavanzi accumulati. Nella recente legge di bilancio regionale sono stati destinati 10 milioni di euro per il 2024 e 20 milioni per il 2025 al risanamento della sanità, ma la proposta della ASL unica non trova spazio tra i macro-obiettivi. Questo silenzio ha destato perplessità, considerando che si tratta di una riforma di portata epocale, annunciata fin dall’inizio della legislatura. Il vero dilemma, che rischia di trasformare la questione in una “guerra civile”, riguarda la scelta della sede della ASL unica: Pescara, dove si trovano già l’assessorato alla Salute e l’Agenzia sanitaria regionale, oppure L’Aquila, capoluogo di Regione. Le città di Teramo e Chieti, invece, sembrano escluse dal dibattito. Nel centrodestra, il presidente della commissione Sanità, Paolo Gatti (FdI), si è espresso chiaramente contro la centralizzazione:
“Abbiamo già ridotto le ASL da sei a quattro sotto la legislatura Chiodi. Il modello provinciale è quello più efficiente, sia per i costi che per i servizi ai cittadini.”
Nelle opposizioni, la spaccatura è altrettanto evidente. Il candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra, Luciano D’Amico, si è dichiarato favorevole alla ASL unica, sottolineando che una riorganizzazione è necessaria per garantire migliori cure agli abruzzesi. Tuttavia, la sua posizione isolata ha irritato i colleghi, come il consigliere Pd Pierpaolo Pietrucci, contrario al progetto. Anche il mondo sanitario esprime perplessità. La centralizzazione, secondo molti medici, rischia di allontanare i centri decisionali dai territori, creando disagi per i cittadini. Gli eventuali risparmi derivanti dalla riforma vengono considerati “trascurabili” rispetto ai potenziali problemi operativi e organizzativi. Nonostante le divisioni, il presidente Marsilio e l’assessore Verì continuano a sostenere la necessità della riforma. Tuttavia, le resistenze politiche, la complessità della gestione e il delicato tema della sede centrale potrebbero relegare la proposta della ASL unica nel cassetto, almeno per il momento. La riforma, se realizzata, rappresenterebbe un cambiamento storico per la sanità abruzzese. Ma il percorso per arrivarci appare tutt’altro che agevole, tra opposizioni trasversali e difficoltà di attuazione.