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La sentenza del Consiglio di Stato 4531/2021 rischia di rivelarsi un grosso danno per l’intero territorio abruzzese. Non avevamo compreso le ragioni del ricorso della Regione, dal momento che la società individuata come responsabile dell’inquinamento stava effettuando le misure di sicurezza sulle aree 2A e 2B ed aveva presentato un progetto di bonifica (se non per le ragioni dell’impresa che, avendo giustamente partecipato ad un bando e avendo vinto, andava risarcita). Siamo rimasti interdetti quando quasi tutti i partiti (eccezion fatta per PD e 5 Stelle), in Consiglio regionale e fuori, hanno cantato vittoria per una sentenza che, sulla base di un superamento del termine di 18 mesi per l’adozione dell’annullamento dell’aggiudicazione, chiedeva al MITE di continuare con la procedura con i fondi pubblici e di interrompere la bonifica, ormai prossima, portata avanti dal soggetto che quell’inquinamento lo aveva causato, ma ora ci sentiamo di dover spiegare alcune cose agli Abruzzesi, ai cittadini di Bussi e a quelli della vallata del Pescara.discarica-bussi-3

A chi si è opposto al principio del “chi inquina paga” consiglio la lettura del verbale del 25 giugno 2021, che sembra avvalorare tutti i nostri dubbi. Con questa Conferenza stampa voglio spiegare ciò che, neanche troppo velatamente, si legge nel verbale e cercare di aiutare nel modo più trasparente possibile alla definitiva e sollecita bonifica almeno delle aree ex 2A e ex 2B del Comune di Bussi, che sono una parte importante del SIN e che rischiano anni di ulteriore abbandono.

Invierò questa nota al Presidente Marsilio e al Presidente Sospiri. Una nota in cui chiedo un incontro al fine di illustrare questa situazione, nella speranza di avere la possibilità di spiegare i miei dubbi e affinché sia chiesto un incontro al Ministero nell’interesse del nostro ambiente, dei fiumi e del mare abruzzese, ma anche della salute dei cittadini, per verificare se c’è modo di evitare altro sperpero di fondi, procedure lunghe, contenziosi e anche vantaggi dal ritardo per Edison, che forse tra dieci anni si troverà a versare le somme che avrebbe dovuto mettere in campo ora.

Veniamo ora ai dubbi e alle preoccupazioni.

Il 25 giugno 2021 il Ministero della transizione ecologica convoca la Regione Abruzzo, il Comune di Bussi, l’Arta, la Polizia Provinciale e l’Ispra per illustrare le fasi successive alla sentenza del Consiglio di Stato. La sentenza del Consiglio di Stato n. 4531/2021 ha caducato l’annullamento d’ufficio dell’aggiudicazione della bonifica delle aree del cd. Progetto Goio, realizzata con 45 Mln. di €. di fondi pubblici, ma questa sentenza non è il via libera per i lavori di bonifica, e anzi lo scenario che si apre e che è stato illustrato ai presenti è molto lungo e tortuoso e nessuno dei partecipanti ha ritenuto di doverlo spiegare agli abruzzesi, che continuano a vivere nella speranza imminente della bonifica.

Sono 4 i punti che vogliamo evidenziare.  

1 Punto: Percorso che richiede ancora tempi lunghi 

Il percorso viene specificato proprio nel verbale del 25 giugno 2021. L’integrazione del progetto di bonifica Dec Deme, richiesto dal MITE è arrivata il 15 aprile 2021. Questa dovrà essere sottoposta ad un organismo di controllo accreditato a norma dell’art. 26 comma 6 del D.Lgs. 50/2016. Questa società, che percepirà €. 188.000,00 di quei fondi pubblici stanziati per la bonifica dalla L. 10/11, dovrà essere individuata, dovrà eseguire la valutazione e avrà possibilità di chiedere integrazioni. Ciò significa che occorrerà almeno tra i sei mesi/1 anno per la valutazione. Parallelamente, il progetto definitivo sarà sottoposto alla valutazione del Comitato tecnico amministrativo CTA presso il Provveditorato alle Opere pubbliche (che a seguito di modifiche legislative svolgerà un ruolo simile a quello svolto per questa procedura dal Consiglio superiore dei lavori pubblici) e poi si potrà procedere alla valutazione da parte della Conferenza di servizi del MITE. Solo dopo potrà essere sottoscritto il contratto con Dec Deme e poi si dovrà procedere alla progettazione esecutiva.

2 Punto: Non c’è certezza sulla bonifica di Dec Deme

Il rischio è quindi che gli appunti del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, già mossi nel parere del 24 gennaio 2019, possano trovare conferma anche nei passaggi successivi, primo fra tutti il divieto di appalto a misura ex art. 63 D. Lgs. 163/06 che vigeva nel momento dell’appalto, mentre il progetto preliminare DEC DEME è per il 90% a misura, circostanza che peraltro rischia di trasformare questo appalto in un vero e proprio bancomat sulle casse dello Stato, ammesso che possa mai passare il vaglio della società di valutazione che verrà scelta con gara europea.

Va anche precisato che, in base alle disposizioni del disciplinare di gara del 2015, se il progetto Dec Deme non fosse ritenuto approvabile, si dichiarerebbe immediatamente decaduta e si passerebbe alla seconda classificata, con tutta la medesima procedura da ripetere. Un tempo lunghissimo e tanti fondi ancora che verranno prelevati sempre dallo stanziamento della L. 10/11, il tutto mentre Edison era già pronta per cominciare la bonifica.

3 Punto: Abnorme differenza dei costi tra progetto presentato da Dec Deme e progetto Edison

Vero che, come viene precisato nel verbale dal Direttore del MITE Lo Presti, tutto verrà fatto con rivalsa e in danno di Edison, ma è pur vero che, se le criticità tecniche supereranno il vaglio della società individuata per la valutazione, quelle somme dovranno essere anticipate dalla Regione. L’appalto a Dec Deme è stato infatti aggiudicato per la somma di 33 Mln di €. per la completa rimozione dei rifiuti e dei terreni, ma sul punto balza subito agli occhi che lo stesso progetto presentato da Edison per la sola rimozione dei rifiuti (prima parte della bonifica, secondo le modalità richieste da Ispra e Arta) si stimava un importo di €. 45.800.000,00 a cui aggiungere successivamente, dopo l’analisi di rischio, la quantità di terreno inquinato fino al raggiungimento della CSC (concentrazione soglia di rischio). L’integrazione del RTI Dec Deme, fornita il 16 aprile 2021, prevede la rimozione totale dei rifiuti, intesa come tutti i rifiuti e tutto il terreno misto a rifiuti fino al raggiungimento dei valori ammissibili di Concentrazione soglia di contaminazione. Stiamo parlando di un’area di circa 60.000 mq per la reindustrializzazione e un totale di 255.000 mc. di materiale da rimuovere: 120.000 mc di materiale da rimuovere per le aree esterne e ai 135.000 mc. delle discariche ex 2A e 2B, Dec Deme afferma che bisognerà “aggiungere il volume di terreno certamente contaminato che si trova al di sotto delle aree di accumulo. La sua stima è ovviamente molto complessa e, di fatto, nella pratica esecutiva si opererà a “misura” prelevando localmente, dopo gli scavi, campioni di terreno da sottoporre ad analisi e spingendo le operazioni di scavo e rimozione fino a raggiungere un terreno di accettabili caratteristiche chimico-fisiche.” Un appalto a misura, cioè un bancomat che difficilmente supererà il vaglio a cui sarà sottoposto. Il progetto depositato da Edison in data 28 aprile 2021, invece, costerà €. 45.880.000,00 per la rimozione di solo 133.000 mc. di rifiuti a cui dovranno aggiungersi a parte, le quantità di terreni da rimuovere secondo la successiva analisi di rischio. E’ del tutto evidente dal confronto che DEC DEME con 33 Mln. di €. vorrebbe bonificare 255.000 mc, mentre Edison ne richiede 46 Mln. solo per la prima bonifica di 133.000 mc. Con fondi pubblici insomma Dec Deme, sulla base del progetto presentato, sembrerebbe bonificare il doppio delle quantità alla metà dei costi.

4 Punto: rischio che un importo importante della bonifica sia a carico della Regione

A ciò si aggiunga che l’art. 4 dell’Accordo di programma per l’affidamento della bonifica, sottoscritto da Regione Abruzzo e Ministero il 3 maggio 2017, prevede che la Regione, (che ha già versato sotto la Giunta D’Alfonso 1,5 Mln di €. in aggiunta ai 44.755.338,08 €. di cui alla L. 10/2011), dovrà assicurare la copertura di ogni ulteriore spesa necessaria per la procedura di gara. Un vero paradosso per la comunità abruzzese che ha subito l’inquinamento della vallata del Pescara.

Conclusioni 

E’ incomprensibile la scelta del ricorso. Un atteggiamento autolesionistico nel momento in cui Edison stava iniziando la bonifica, dopo l’adozione delle misure di prevenzione sulle aree 2A e 2B. Dalla sentenza del Consiglio di Stato che molti hanno accolto come la panacea di tutti i mali,  in realtà deriva il rischio fondato che possano derivare spese ingenti a carico del bilancio della Regione, se non addirittura l’impossibilità di eseguire la bonifica e comunque, nella migliore delle ipotesi, ancora 7/10 anni per il completamento della bonifica delle ex aree 2A e 2B, il tutto a vantaggio del soggetto inquinatore che si troverà ad affrontare nuovamente questa problematica forse tra dieci anni e a danno dell’ambiente che vedrà ritardare la propria bonifica che era pronta a partire. Oggi abbiamo illustrato queste problematiche ai cittadini abruzzesi e con questa conferenza e con questa lettera chiediamo un incontro formale al Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale per illustrare queste problematiche e per chiedere loro di interloquire con il Ministero per cercare soluzioni che facilitino, accelerino e rendano certa la bonifica.

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