
Le principali sigle sindacali abruzzesi, CGIL, CISL, UIL e UGL, lanciano l’allarme: con la nuova manovra regionale sull’addizionale Irpef, approvata dalla Giunta Marsilio, i cittadini dell’Abruzzo dovranno pagare 45 milioni di euro in più di tasse. A parlare sono i segretari Carmine Ranieri (CGIL Abruzzo Molise), Gianni Notaro (CISL Abruzzo Molise), Michele Lombardo (UIL Abruzzo) e Carlo Pentola (UGL Abruzzo). Tutti d’accordo nel denunciare quella che definiscono “una manovra sbilanciata e ingiusta”. “Ci dicono che le tasse diminuiranno per i meno abbienti – spiegano i sindacati – ma non è così. Chi ha redditi molto bassi spesso rientra già nella no tax area, quindi non paga Irpef. Per gli altri, invece, ci sarà un aumento vero e proprio”. Secondo i calcoli dei sindacati:
- Chi guadagna fino a 28.000 euro l’anno potrà risparmiare, al massimo, 2 euro al mese.
- Chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro pagherà 2% in più di Irpef.
- Per i redditi oltre i 50.000 euro, l’aumento sarà del 2,1%.
“Il risultato? Nessun vero vantaggio per i ceti più deboli e più soldi nelle casse della Regione, che incasserà 45 milioni in più. Ma non per migliorare i servizi: questi soldi – sottolineano – andranno a coprire il buco della sanità, senza migliorare la qualità delle cure”. I sindacati criticano anche il modo in cui è stata gestita la manovra: “Nessun confronto con le parti sociali. Né il presidente Marsilio né l’assessore al bilancio Quaglieri ci hanno convocati per discutere queste scelte che colpiscono le famiglie abruzzesi”. Secondo i rappresentanti sindacali, la sanità in Abruzzo è in forte crisi: “I cittadini devono pagare per curarsi, chi non può rinuncia alle cure, e sempre più persone vanno fuori regione per trovare assistenza migliore”. Inoltre, la Regione sarebbe in ritardo nella spesa dei fondi del PNRR, già disponibili per la sanità. “È un paradosso! Ci sono fondi pronti e inutilizzati, ma si preferisce mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Per questo motivo, il sindacato si mobiliterà per difendere i cittadini e per fermare la deriva del sistema sanitario abruzzese”, concludono.