banner
banner

L’AQUILA – In Abruzzo si fa sentire la crisi post covid. Le attività stanno riprendendo con molta difficoltà anche per la paura degli assembramenti. Ma soprattutto perché c’è più disoccupazione e cassaintegrazione.

In questo quadro il crollo dei consumi è inevitabile e l’incertezza del domani anche.

Il presidente di Confcommercio Abruzzo, Roberto Donatelli, diffonde gli ultimi dati dai quali si evince che nell’anno in corso perderemo oltre 116 miliardi di consumi e circa 9.5 punti di Pil: un calo di consumi nel settore del commercio abruzzese del 7.9 con una perdita in valore assoluto di 1.614 miliardi.

Rispetto alle altre regioni italiani, l’Abruzzo non è la peggiore, assieme a quello della Basilicata (anche qui -7,9%), dopo quello della Puglia (-7,8%) e del Molise (-7,2%). Il Nord, nel complesso, rimane l’area più penalizzata, in particolare per quel che riguarda il Trentino Alto Adige (-16%),  la Valle d’Aosta (-14,2%) , il Veneto (-15,1) il Friuli Venezia Giulia (-12,2%). Nel centro Italia performance peggiori per Toscana (-13,8%) e Lazio (-11,8%). In tutte queste regioni, a determinare la prepotente flessione dei consumi, è il crollo delle presenze turistiche, in particolare degli stranieri. Per questo l’Abruzzo ha avuto meno perdite, in quanto non ha una quota importante di turismo straniero, e i mancati arrivi sono stati ben compensati da un aumento delle presenze di turisti italiani e a “filiera corta”.

Secondo Donatelli, nessuna regione italiana è stata risparmiata dalle conseguenze del Covid-19 e per tornare a crescere, grazie anche ai fondi europei, servono provvedimenti più incisivi e rapidi nella loro applicazione. Il tempo non gioca a nostro favore ed i nodi fiscali e burocratici che rallentano la crescita devono ancora essere risolti. “Occorre con urgenza un piano di interventi senza precedenti – sottolinea Donatelli – che sappia ridare fiducia alle famiglie e sappia garantire adeguato sostegno alle imprese. Senza un piano di aiuti straordinario, in questo autunno saranno migliaia le imprese costrette a chiudere, specie quelle di piccole dimensioni: non ce lo possiamo permettere “.

Lascia un commento