Si è sciolta l’odierna seduta del consiglio comunale a l’Aquila per mancanza di numero legale sul voto della razionalizzazione delle società partecipate.
Al momento del voto, non hanno risposto all’appello, oltre a tutti i consiglieri di minoranza, i tre consiglieri del Carroccio (Francesco De Santis, Luigi Di Luzio e Chiara Cucchiarella) più Roberto Jr Silveri e Luciano Bontempo, che recentemente si erano federati ai salviniani. Non ha votato nemmeno un altro esponente della maggioranza, Daniele D’Angelo (Cambiamo), che però era presente ma ha avuto dei problemi di connessione al momento della votazione.
La rottura si era consumata qualche istante prima, quando, discutendo l’ordine del giorno sulla variante per la nuova viabilità di Sassa, il capogruppo della Lega Francesco De Santis aveva annunciato che il partito avrebbe abbandonato i lavori subito dopo aver votato a favore del provvedimento.
“Rinviamo al tavolo di coordinamento regionale dei partiti del centrodestra per trovare la soluzione di una vicenda che non può più essere trascinata, al fine di salvaguardare il proficuo percorso di rinascita intrapreso e sostenere l’impegno del sindaco che, a prescindere dalle appartenenze, è il rappresentante dell’intera municipalità e espressione forte della volontà popolareâ€.
Così scrivono in una nota congiunta i capigruppo di centrodestra al Consiglio comunale dell’Aquila di Fratelli d’Italia, Forza Italia, L’Aquila Futura, Cambiamo e Udc.
“Oggi più che mai ciascun rappresentante della comunità aquilana in Consiglio comunale è chiamato a un atto di responsabilità . Dopo 10 anni di malgoverno del centrosinistra, la città merita di continuare a essere amministrata in maniera lungimirante, come accaduto sin dal giorno dopo le elezioni amministrative del 2017, evitando tensioni che distolgono dall’impegno per il bene della comunità â€.
Polemiche da parte del centrosinistra che afferma:
“Purtroppo per L’Aquila, l’amministrazione comunale, impegnata in un regolamento di conti tra partiti di maggioranza che va avanti ormai da un anno, non riesce più a garantire neanche l’ordinaria amministrazione; ultima prova ne è stata la mancanza del numero legale alla seduta di oggi sul riconoscimento di un insignificante debito fuori bilancio, come pure la notizia che i buoni alimentari erogati dal governo per le famiglie bisognose non potranno essere spesi dai beneficiari prima della fine dell’anno a causa di non meglio specificati disguidi. Le beghe di questi mesi hanno privato la città di un assessore all’urbanistica (fondamentale per disegnare la città in ricostruzione), all’ambiente e alla protezione civile (quanto ne avremmo avuto bisogno mentre bruciavano Arischia e Monte Pettino) e al turismo, nonostante il boom di presenze avute quest’estate. Proprio adesso che occorrerebbe uno sforzo eccezionale per offrire un riscatto ad una città sono i soliti capricci politici a tenerla imbrigliata. Riteniamo che procrastinare questa paralisi comatosa rappresenti una condizione letale per L’Aquila e per il suo tessuto economico e sociale e che sia dunque giunto il momento per il sindaco di verificare a strettissimo giro se può contare ancora su una maggioranza. Se così non è, Biondi mostri il coraggio di fare un passo indietro lasciando così alla città la possibilità di tornare al voto in primavera e di scegliere un governo, di qualsiasi colore esso sia, capace di affrontare al meglio delle possibilità le difficilissime sfide che ci attendonoâ€.
La città ha bisogno di risposte adesso e non merita di rimanere ostaggio di spregiudicati personalismi. Da parte nostra, qualora ci fossero altri disposti a farlo insieme a noi, siamo pronti ad andare davanti a un notaio per porre le nostre dimissioni, consapevoli e dispiaciuti dell’esperienza fallimentare di  questa amministrazione caratterizzata da tatticismi e ambiguità e mai dedita al bene comune degli aquilani. L’Aquila merita di più.â€
Biondi dovrà decidere, a questo punto, cosa fare: se rompere definitivamente (ma quel punto il centrodestra non avrebbe più i numeri per governare) o cedere alle richieste della Lega.
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