
“Famiglie senza bonus per le rette scolastiche e malati gravi rimasti senza sussidi. La verità è sotto gli occhi di tutti: la destra ha messo in ginocchio sociale e sanità, lasciando soli fragili e famiglie”. Sono parole dure quelle del consigliere regionale del Partito Democratico Antonio Di Marco, che torna a denunciare la mancanza di fondi destinati al welfare in Abruzzo. Il caso che ha fatto esplodere la polemica riguarda i rimborsi delle rette per i bambini da 0 a 6 anni nei Comuni delle aree montane, previsti dalla legge regionale 11/2023. L’assessore al Sociale, Roberto Santangelo, ha confermato che non ci sono risorse disponibili: i fondi stanziati sono stati interamente utilizzati per coprire le annualità arretrate dell’assegno di natalità. Nulla, quindi, per i bonus attesi dalle famiglie. Ma la denuncia del consigliere PD va oltre: “La situazione è ancora più grave se guardiamo al sociale. Ho ricevuto la segnalazione di una famiglia di Lettomanoppello: il marito, malato di Alzheimer, aveva diritto a un assegno previsto dal piano sociale regionale. L’istanza, presentata nel novembre 2024, non è stata finanziata perché, una volta accolte le 101 domande dei casi di disabilità gravissima, le risorse si sono esaurite, lasciando senza sostegno oltre 130 domande di disabilità grave”. Secondo Di Marco, questa circostanza non è isolata e ricalca quanto già avvenuto con i fondi per la Vita Indipendente, anch’essi insufficienti. “Non si tratta di cavilli burocratici – ha sottolineato – ma di risorse che non ci sono. Famiglie e malati si trovano a dover affrontare da soli situazioni difficilissime, mentre la Regione si perde in annunci e promesse”. Il consigliere accusa la giunta Marsilio di miopia politica e di aver prodotto un deficit che oggi pesa sui più deboli: “Ogni euro tolto al sociale significa abbandonare persone e territori fragili. È inaccettabile. Per questo chiederò alla Regione di individuare subito fondi aggiuntivi, per coprire arretrati e nuove graduatorie, e garantire equità a chi vive la fragilità. Servono risposte immediate, non giustificazioni: la dignità delle persone non può attendere”.








