In risposta all’ordinanza emessa dal Consiglio di Stato, il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, e il vicepresidente e assessore all’agricoltura, caccia e ambiente, Emanuele Imprudente, hanno commentato la situazione con serenità e fiducia nel sistema giudiziario. “Accogliamo il pronunciamento con tranquillità, senza euforiche reazioni, così come non ci siamo espressi in maniera entusiasta dopo la prima ordinanza del TAR, che aveva rigettato la richiesta di sospensiva. Attendiamo il giudizio di merito per chiarire definitivamente i contenuti della delibera sul contenimento dei cervi”, si legge in una nota congiunta dei due rappresentanti.
Il piano regionale è stato elaborato da un team di esperti nazionali con il parere favorevole dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). La Regione Abruzzo ha chiarito che l’obiettivo primario del piano è il riequilibrio ambientale, in linea con le azioni intraprese da altre regioni italiane e contesti internazionali.
Marsilio e Imprudente hanno ricordato l’impegno della Regione nell’adozione di misure preventive per limitare i danni causati dalla fauna selvatica: “Abbiamo stanziato oltre 4 milioni di euro, finanziati tramite PSR e CSR Abruzzo, per la costruzione di recinzioni e altre iniziative a supporto delle comunità locali”.
Infine, i due esponenti hanno respinto le accuse di chi strumentalizza la questione senza assumersi responsabilità concrete. “Chi oggi ci critica, senza aver mai firmato un atto amministrativo, dimostra poca attendibilità politica. Crediamo che anche su questo tema sia essenziale mantenere un approccio pragmatico, fondato su dati scientifici ed evidenze oggettive,” concludono Marsilio e Imprudente.
in ambito locale Domenico Ventresca, rappresentante del Comitato di Cittadini, Agricoltori della Valle Peligna, ha espresso il suo disappunto riguardo alla decisione del Consiglio di Stato. Ventresca ha criticato l’influenza delle associazioni animaliste, sostenendo che i contadini e gli agricoltori locali subiranno danni alle colture agricole a causa della mancata gestione della popolazione di cervi. Ha invitato i contadini a chiedere risarcimenti alle associazioni animaliste per i danni subiti.
Ventresca ha inoltre sottolineato la disparità di regolamentazione tra le diverse regioni italiane riguardo all’abbattimento della fauna selvatica, come cinghiali e cervi, lamentando che solo in Abruzzo non sia possibile abbattere i cervi, nonostante i danni che causano alle colture locali.
La questione rimane aperta e sarà il Tar Abruzzo a dover fornire una nuova sentenza che possa bilanciare le esigenze di tutela ambientale con quelle degli agricoltori locali.