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PRATOLA PELIGNA – Questa volta è il Pd a tirare fuori le carte al sindaco Antonella Di Nino e va avanti il braccio di ferro sui fondi della ricostruzione post sisma a Pratola Peligna. Una sfida a colpi di comunicati stampa e carte alla mano per invocare l’operazione verità sulla ricostruzione. “Dopo la nostra richiesta d’accesso agli atti, sollecitata ben 4 volte” scrive il Pd “arrivano le conferme: la lettera non risulta partita dal protocollo del Comune e non risulta arrivata all’ufficio Speciale di Fossa. Dal Comune di Pratola confermano la risposta del 20 ottobre senza allegare una ricevuta d’invio. Strano poi che parlino di una risposta tramite Pec datata 22 novembre, più di un mese dopo la scadenza dei termini per la comunicazione degli edifici pubblici del 20 ottobre, sapendo che sarebbe stato inutile. Quasi una mossa postuma per pararsi da eventuali critiche, purtroppo del tutto inefficace. L’Ufficio per la Ricostruzione di Fossa invece, con nota del 5 gennaio 2018, certifica di non aver ricevuto nessuna lettera di risposta da parte del Comune di Pratola Peligna entro la scadenza del 20 ottobre 2017”. “Un episodio gravissimo” conclude il Pd “compiuto da chi dovrebbe rappresentare tutta la comunità: mentire ai propri cittadini è un atto senza precedenti che lasciamo giudicare a voi”. Non si fa attendere la replica del sindaco Di Nino che ritiene che “il Pd sia ancora in perenne conflitto con la verità”. “La verità” afferma il primo cittadino “è che sul tema quest’amministrazione sta colmando, con il potenziamento dell’Ufficio Sisma, anni di ritardi e omissioni, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Oggi appare invece di tutta evidenza come il Pd stia cercando di scaricare su quest’amministrazione l’incapacità di costruire negli anni precedenti le documentazioni necessarie per poter accedere ai finanziamenti delle strutture pubbliche in esame. Ma stiano tranquilli, faremo la nostra parte anche su questo punto nell’interesse della comunità“. Il sindaco conclude spiegando che “il termine del 20 ottobre era un termine indicativo e non perentorio. E che se davvero fosse stato perentorio (cosa che non ha compreso il Pd!), a quest’ora la precedente Amministrazione, oltre a non aver saputo amministrare avrebbe anche dovuto rispondere per ulteriore grave danno ai concittadini in aggiunta a quelli già prodotti”.

Andrea D’Aurelio

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