

Lavoro, Uguaglianza, Giustizia Sociale, Solidarietà e Libertà: questi sono i valori fondanti della nostra Costituzione. Valori che dovrebbero guidare ogni scelta politica e istituzionale. Ma troppo spesso, come scriveva già Lelio Basso nel 1958, questi principi restano sulla carta, mentre la realtà sociale si allontana sempre più dall’orizzonte disegnato dalla Costituzione. Il Primo Maggio, oltre che una ricorrenza simbolica, deve essere un’occasione per riflettere sullo stato del lavoro in Italia: la precarietà crescente, i salari stagnanti, le disuguaglianze che si accentuano, il disagio che si diffonde tra chi lavora e spesso non riesce neppure a vivere con dignità. Tutto questo mina le basi della convivenza civile e della democrazia. Come mostrano i dati della Fondazione Di Vittorio e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il lavoro in Italia ha perso potere d’acquisto, mentre i profitti sono cresciuti in modo esponenziale. In trent’anni, il salario reale è calato, mentre nei principali Paesi europei è aumentato. Le donne e i migranti subiscono le maggiori penalizzazioni, vittime di contratti part-time involontari e retribuzioni inferiori anche del 25%. Questa deriva non è casuale: è frutto di precise scelte politiche che hanno spostato valore dal lavoro al capitale. È tempo di invertire la rotta. Difendere il lavoro significa ridurre le disuguaglianze, restituire diritti, ridare senso alla partecipazione democratica. Solo un lavoro dignitoso e giustamente retribuito garantisce libertà, cittadinanza, giustizia sociale. Oggi abbiamo un’occasione concreta: l’8 e il 9 giugno i cittadini saranno chiamati a votare per il referendum su norme che hanno reso il lavoro più precario e meno tutelato. È il momento per dire basta a un sistema che alimenta insicurezza e solitudine, per affermare il valore costituzionale del lavoro come strumento di emancipazione e riscatto. Il Primo Maggio è festa, ma anche memoria e lotta. Ricorda le conquiste del passato, ma chiede impegno per il futuro. Non dimentichiamo che durante il fascismo questa giornata era proibita: oggi più che mai va celebrata, partecipata, vissuta. Lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo, unitevi. Viva il 1° Maggio, viva la CGIL!
