
Si alza il tono del confronto politico in Abruzzo, e questa volta è la sanità al centro dello scontro. L’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, respinge le critiche arrivate in questi giorni dalle opposizioni, accusandole di dare lezioni dopo anni di immobilismo. “Chi oggi accusa il centrodestra dimentica che tra il 2014 e il 2019, con il centrosinistra al governo regionale, non è stato investito un solo euro nella sanità – attacca Verì – nessuna assunzione, nessun rinnovo tecnologico, niente piani contro le liste d’attesa”. Secondo l’assessore, l’unico obiettivo della precedente amministrazione sarebbe stato l’uscita dal commissariamento, “ottenuta però solo formalmente e a costo di tagli che hanno impoverito il sistema sanitario regionale”. Verì rivendica invece i risultati ottenuti negli ultimi anni: nuove assunzioni, investimenti per ammodernare le apparecchiature – alcune delle quali risalenti a oltre vent’anni fa – e l’introduzione di servizi digitali per i cittadini, disponibili solo dal 2020. “Non si può dire che non ci siano difficoltà – ammette – ma descrivere la sanità abruzzese come allo sbando è scorretto”. Sulla mobilità passiva, ossia i cittadini che si curano fuori regione, Verì ricorda che il fenomeno non è nato con l’attuale giunta: “Nel 2018 il saldo negativo era di 105 milioni. E non ho trovato alcun piano per risolvere il problema. Almeno noi abbiamo investito 76 milioni per ridurre le liste d’attesa”. Infine, un messaggio chiaro sulla questione dei conti e dei Lea (livelli essenziali di assistenza): “Ci accusano di aver aumentato il disavanzo, ma nel 2018, nonostante zero investimenti, i bilanci erano comunque in rosso. Oggi siamo in linea con gli standard nazionali su ospedali, territorio e prevenzione. E questo grazie a una strategia concreta, non a slogan”.









