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Solo pochi giorni fa Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia (Partito democratico) ha impugnato la legge Cura Abruzzo del 6 aprile scorso. Viene messa in discussione la costituzionalità di norme messe in campo per contrastare la crisi economica causata dall’emergenza covid e che “omettono di prevedere la copertura finanziaria”, violando così l’articolo 81, terzo comma della Costituzione. Il Consiglio dei ministri ha esaminato sei leggi delle Regioni e delle Province Autonome e ha deliberato di impugnare oltre al Cura Abruzzo, norme della Regione Lombardia, Veneto e della Provincia autonoma di Bolzano.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Il presidente della regione Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) afferma: “è ora di finirla con le relazioni e le bugie: nessuno intende ‘regalare’ alcunché. La norma contiene precise ed esplicite clausole a salvaguardia dell’interesse pubblico e degli equilibri di bilancio. Marsilio ritiene invece “grave” aver impugnato una norma per combattere la cosiddetta ‘mafia dei pascoli’.

“Su questo tema non solo non indietreggeremo ma porteremo il caso a livello nazionale ed europeo. Il Governo dica quali interessi vuole difendere, invece di aiutare le Regioni a respingere queste pratiche perverse”.

Il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri (Forza Italia) si dichiara sconcertato per le altre osservazioni del MEF secondo il quale la Regione Abruzzo non dovrebbe finanziare lo Smart Working dei Comuni, né tantomeno le ingenti spese non previste che le nostre amministrazioni comunali hanno sostenuto per la Protezione civile. Viene poi obiettato il finanziamento delle ‘Zone Rosse’, che però non ci sono più perché è evidente che dal primo aprile, data di approvazione della legge, al primo giugno alcune circostanze e condizioni, fortunatamente, sono cambiate, dunque è chiaro che non servono più i fondi di copertura per le zone rosse cancellate.

Durissima invece la reazione di Silvio Paolucci capogruppo PD in Consiglio regionale , sulle osservazioni del MEF alla legge regionale 9/2020, il primo testo del Cura Abruzzo licenziato dal Consiglio l’aprile scorso. “Una legge senza coperture che mette a rischio anche l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, oltre agli equilibri di bilancio – illustra l’ex assessore al Bilancio Paolucci – Approssimazione e superficialità sono il marchio di fabbrica di questa Giunta regionale, impegnata esclusivamente alla rincorsa di roboanti titoloni in prima pagina, piuttosto che a risolvere i problemi veri di cittadini e imprese. Stando a quanto sottolineato dal MEF, la Legge 9/2020 presenta: coperture finanziarie non puntualmente indicate, nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio non quantificati, a fronte dei quali non è indicata la fonte di finanziamento. Il Ministero inoltre segnala che la legge, così come formulata, potrebbe intaccare finanche le risorse del perimetro sanitario, compromettendo l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”.

L’incompetenza amministrativa della Giunta lenta si ripete ancora e rischia di riproporsi anche per il Cura Abruzzo 2, torna ad attaccare Paolucci: la cosa grave è che tutto questo poteva essere evitato, perché avevo messo in guardia tutte le forze politiche della coalizione che sostiene Marsilio della pericolosità di questa disposizione e lo faccio ancora: rinnovo alla Lega l’appello fatto per cancellare questa disposizione normativa, presentando un emendamento soppressivo puntualmente respinto da questa maggioranza.

Sara Marcozzi, capogruppo del M5S alla Regione, afferma:  “Una notizia che non ci stupisce affatto, e che anzi va a confermare ciò che ripetiamo ormai da tempo. Di fronte ai nostri moniti però, la maggioranza Lega-FDI-FI ha preferito voltarsi dall’altra parte, portando un avanti a testa bassa un testo che aveva vizi di forma chiari a chiunque”.

“Mi auguro che almeno ci venga risparmiato il solito ritornello di attacchi nei confronti del Governo, perché se c’è qualcuno con cui il Presidente Marsilio, i suoi Assessori e tutta la maggioranza dovrebbero prendersela, sono proprio loro stessi. Si assumano una buona volta le loro responsabilità e risolvano i problemi che loro stessi hanno creato. Ci sono tanti abruzzesi che stanno ancora aspettando, invano, qualche risultato da questa Giunta, ma finora sono arrivate soprattutto tante chiacchiere e tanta propaganda”, conclude

“Ora è chiaro, il Governo nazionale e le forze che lo sostengono sono contro l’Abruzzo e gli allevatori abruzzesi. Il sospetto dei giorni passati è purtroppo diventato realtà, un’azione politica studiata a tavolino ha mortificato l’Abruzzo, la sua autonomia legislativa e la centralità delle proprie aziende zootecniche”.

Dure affermazioni, quelle del vice presidente della Regione Abruzzo e assessore all’agricoltura, Emanuele Imprudente, della Lega. Interviene soprattutto sull’impugnazione della legge sui pascoli approvata nel Cura Abruzzo che dà la priorità agli allevatori abruzzesi nell’assegnazione dei terreni, questo per sbarrare la strada a imprese che provengono da fuori e che accaparrano terreni non tanto per fare davvero zootecnia, ma per accedere ai ricchi finanziamenti europei erogati dall’Agea, (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), potendo contare sul diritto di avere in tutta Italia contributi multipli rispetto ai piccoli allevatori abruzzesi, in virtù di produzioni di maggior pregio all’attivo. Insomma un tentativo per contrastare la cosiddetta “mafia dei pascoli”. Imprudente ribatte a muso duro che “abbiamo fornito tutte le motivazioni tecnico giuridiche ma al Ministero dell’agricoltura non le hanno neanche lette. Ci vedremo dinanzi alla Corte Costituzionale in cerca di quella terzietà di cui ha bisogno la nostra Regione. Non finisce qui, io non mollo e una cosa è certa, lotteremo con tutte le forze e in tutte le sedi, perché l’Abruzzo finisca di essere terreno di conquista. La nostra terra merita finalmente rispetto. Imprudente non ha dubbi: “Si ha come l’impressione che la Regione Abruzzo, da quando ha approvato la nuova normativa sulla concessione dei pascoli, sia finita sotto assedio. Spero che quanto accaduto non sia parte di un disegno più ampio”.

Secondo il leghista Imprudente arriverebbero pressioni da parte di imprese zootecniche pugliesi sul presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (PD) e sul ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova (Italia viva) pugliese anche lei, e che ha già lanciato da Roma un’offensiva contro la norma abruzzese di cui si contesta la costituzionalità.

“Non voglio creare una crisi diplomatica, aggiunge Imprudente, ma è davvero insolito che un’altra regione si faccia promotrice in sede di Conferenza di un ordine del giorno che riguarda la modifica di una norma approvata da un’altra Regione”

A parlare oggi è Nicola Daina, imprenditore di Casal Maggiore in provincia di Cremona.  Dal 2014 per poche decine di ettari, poi nel 2019 per ben 300 ettari, ha preso in affitto pascoli a Lucoli, comune vicino L’Aquila. “Non speculo sui fondi europei e non rubo pascoli agli abruzzesi. Sono un allevatore da tre generazioni, sono sceso in Abruzzo per utilizzare i miei titoli nel rispetto del regolamento comunitario, ho partecipato ad un bando esibendo un certificato anti-mafia, rispetto le regole, ho affittato una stalla, assunto due persone e sto avviando una attività zootecnica a tutti gli effetti”.

Regole…norme…del Cura Italia che fanno si che i piccoli allevatori locali che non hanno possibilità economiche per poter alzare il prezzo nei bandi comunali, a differenza di chi in altre regioni aveva grandi produzioni di pregio. Un mercato dei titoli che ha determinato in Abruzzo minacce e intimidazioni volte a lasciare liberi i pascoli. Nicola Daina dal suo canto ritiene di esercitare un suo diritto. Rivela anche le circa cento pecore trovate morte a Lucoli questo inverno subito associate alla “mafia dei pascoli”, erano proprio le sue, ma assicura che “come spiegato e documentato agli inquirenti, sono state uccise dai lupi e i miei dipendenti non sono riuscite a metterle in salvo nella stalla, perché l’attacco è avvenuto in una notte di bufera. Non è vero che erano denutrite, né tantomeno erano abbandonate, si erano allontanate per bere, visto che ero in attesa da un mese nonostante i ripetuti solleciti dell’allaccio dell’acqua nella mia stalla”.

Non è vero insomma, dal suo punto di vista, che gli “invasori del Nord”, non lasciano nulla sul territorio, anche perché ricorda, “i terreni li ho ottenuti partecipando ad un bando pubblico del comune di Lucoli, esibendo un certificato antimafia e offrendo circa 60 euro ad ettaro, che moltiplicati per 300 ettari, sono 18 mila euro che non sono pochi per l’erario di un piccolo centro. I pascoli erano del resto abbandonati, ho partecipato solo io al bando. Non è colpa mia se in molti territori i pascoli sono rimasti liberi perchè quasi nessuno fa più zootecnia”.

 

 

 

 

 

 

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