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Si sono scatenati sui social il senatore Luciano D’Alfonso e Marco Marsilio con lunghe botte e risposte. Temi della discussione la riprogrammazione dei fondi regionali del Masterplan Abruzzo, quello approvato durante la giunta di D’Alfonso, per coprire le maggiori uscite previste dai due provvedimenti, Cura Abruzzo, approvati dalla giunta di Marsilio per l’emergenza covid-19. Riprogrammazione su cui i dem sono stati molto duri, ma che Marsilio ha imputato al Governo e alle leggi che lo stesso D’Alfonso ha votato, accusando le opposizioni di strumentalizzare la vicenda-

Dopo che D’Alfonso ha lanciato varie frecciatine, Marsilio risponde “Senatore si vergogni. Da tempo ormai il suo partito porta avanti una dissennata campagna contro la riprogrammazione dei fondi europei e nazionalifirmata nell’accordo del Ministro Provenzano e Amendola, entrambi esponenti del suo stesso partito. Lei non si può permettere di cavalcare questa campagna perché è parlamentare e, in quanto tale, ha sostenuto e votato il Decreto Rilancio, con gli articoli 241 e 242 sulla base dei quali questo accordo è stato fatto. Applico una legge da lei votata. Se veramente voleva fare qualcosa di concreto”, incalza Marsilio, “poteva impegnarsi in parlamento per dare alle Regioni risorse dirette, attingendo agli oltre cento miliardi di scostamento di bilancio che lo Stato ha chiesto e ottenuto dal parlamento. Nulla di tutto questo è avvenuto. Se vuole rendersi utile all’Abruzzo, si impegni, invece di raccontare bufale. Diciamo le cose come stanno: il ministro Provenzano avrebbe potuto definanziare le opere in ritardo e utilizzare quei fondi per il Covid. Le Regioni hanno reagito, ottenendo grazie a questo accordo di rifinanziare le opere sul prossimo ciclo e di portarle avanti, lo ripeto ancora una volta, senza ritardi. Il Governo prende i soldi subito e ci paga la cassa integrazione e il fondo centrale di garanzia, la Regione mantiene comunque le opere da fare, limitandosi a offrire solo la disponibilità di cassa immediata al Governo, che ci restituirà i soldi una volta rendicontati. Nessuno perde nulla e si avanti”, continua Marsilio, “è tutto molto semplice, ma posso comprendere, anche se non la giustifico, il tentativo puerile e spregiudicato con cui cerca di disconoscere al sottoscritto e alle Regioni in senso lato il merito di aver salvato queste opere”.

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Ovviamente D’Alfonso non ha taciuto ed ha risposto: “Un vecchio maestro nei miei anni verdi mi suggerì di prestare attenzione ai termini utilizzati da coloro che intendono attaccare qualcuno: in qualche modo le loro espressioni rivelano qualcosa di loro stessi”, ha scritto il senatore rispondendo a Marsilio. “Mi è tornato in mente questo consiglio, leggendo la lettera aperta che lei ha voluto indirizzarmi. “Senatore D’Alfonso, si vergogni” mi scrive subito dopo l’intestazione. È stata una cannonata, uno squarcio di luce. Mi ha chiarito una cosa di lei che non avevo mai bene inteso, un mistero che in qualche modo mi arrovellava. Come farà il Presidente Marsilio a essere sempre così soavemente indifferente e quieto, malgrado la mole delle questioni di cui dovrebbe occuparsi e alle quali dovrebbe fare guerra ogni giorno. Non avverte il senso della responsabilità della carica che gli sta sulle spalle? La mia domanda era tanto più viva poiché, come lei sa, mi è capitato di avere responsabilità di analoghe alle sue e so bene che pressione trasmetta ogni giorno la consapevolezza di dover rispondere di tutto quello che non va nell’ambito delle competenze affidate dalla legge e dal popolo. Ma per questo avvertimento occorre una cultura della responsabilità, nella quale sia ben chiara l’idea della colpa individuale, anche di quella invisibile all’esterno”, ribatte D’Alfonso,”col suo incipit concitato, invece, lei mi ha fatto intendere che il suo campo di appartenenza è nella cultura della vergogna: come sa si tratta di un concetto tipico di un livello arcaico del consorzio civile, secondo il quale basta apparire eroici e virtuosi agli occhi altrui per sentirsi realmente tali, senza avvertire alcun rovello di responsabilità personali. Una spia ulteriore di questa visione del mondo, me la fornisce nella sua lettera con l’uso disinvolto della menzogna, che nella cultura della vergogna non è considerata grave di per sé, semmai il suo smascheramento può provocare il biasimo collettivo verso chi l’ha pronunciata. La menzogna più colossale riguarda il fatto che le risorse del Masterplan siano arrivate grazie a un automatismo, a un mero riparto intervenuto senza alcun lavoro da parte di chi governava la Regione. Come ho già avuto modo di spiegare abbondantemente l’Abruzzo come regione in transizione sarebbe finita tra le realtà che accedono al riparto del 20% dei fondi per la Coesione, mentre con il nostro lavoro e la nostra capacità di rappresentanza politica e istituzionale abbiamo ottenuto che fosse inserita tra le regioni che concorrono all’80%. Mi domando, piuttosto, cosa sia avvenuto nei 18 mesi del Governo Marsilio. Se fossero stati spesi senza tregua per portare avanti la realizzazione di quei progetti, la questione dello storno dei fondi loro destinati non si sarebbe neppure posta. Ma per realizzare le opere c’è bisogno di affanno vigile e di lavoro senza sosta. Consuetudini del tutto ignote a lei, caro Presidente Marsilio, nella sua fiducia piena che anche senza seminare si può sempre raccogliere, perché dopo tutto anche la vegetazione spontanea fa la sua parte e probabilmente è anche più sostenibile. Così “temporaneamente” le è possibile fermare quanto gli altri hanno avviato, mostrando anche irritazione se qualcuno osa farglielo notare.

Da parte mia confermo la disponibilità al confronto sull’opportunità di tornare indietro rispetto a questo errore che avete compiuto e anche a fornire idee alternative più utili per il futuro dell’Abruzzo, che resta la sola cosa che mi interessi nel muoverle i rilievi che le muovo. Non mi interessa, infatti, che lei si vergogni, ma che torni sui suoi passi per permettere alla nostra Regione di camminare su una strada più agevole e sicura. Per questo motivo non le chiedo di credere alle mie parole: confrontiamoci sulla esatta interpretazione degli articoli 241 e 242 del Decreto Rilancio davanti a un giurì d’onore a rilevanza tecnica formato da personalità nazionali e regionali. Vedremo chi meriterà gli appellativi che il Presidente Marsilio ha voluto indirizzare prima ai consiglieri regionali e da ultimo a me”.

 

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