banner
banner

Tra l’impugnazione dell’ordinanza di Marsilio da parte del Governo, le ordinanze dittatoriali di un manager che segue le orme, questa Regione è nel caos se non nei casini più totali!

Non è bastato, infatti, l’atto minatorio verso gli organi di informazione, ché stamani lo stesso manager Testa assieme alla DS Sabrina Cicogna e al DA Stefano Di Rocco, hanno firmato una disposizione di servizio in cui hanno voluto richiamare l’attenzione alle disposizioni del Codice di comportamento dell’azienda, di cui alla deliberazione 1165/2017, sottolineando che “qualsivoglia fuga di notizie o il rilascio di dichiarazioni non autorizzate assume rilevanza particolare. I Direttori/Responsabili di presidio/distretto, i Direttori di dipartimento e i Responsabili di ciascuna Unità operativa, sono invitati ad esercitare le funzioni di controllo e vigilanza loro attribuite sul puntuale rispetto delle norme e delle disposizioni aziendali, adottando eventuali provvedimenti di competenza in caso di violazione delle stesse”

Ovviamente ciò ha provocato polemiche da più parti. Come quella della deputata Stefania Pezzopane: “Ormai siamo alla persecuzione e alla caccia alle streghe. Alla richiesta di omertà che offende i diritti dei lavoratori e la loro appartenenza sindacale. Si tratta di una vicenda scandalosa, che genera un clima di terrore nel mondo della sanità abruzzese. Mancano solo le punizioni corporali e mi chiedo se qualcuno si rende conto in che clima devono lavorare medici e personale sanitario. La direzione Asl non fa le cose indispensabili: non vengono fatte le assunzioni, non viene potenziato il laboratorio, non è stato nemmeno ancora definito il percorso sporco/pulito, e lungo è l’elenco dei problemi irrisolti. Se il contagio da Covid si abbassa è solo grazie alle regole imposte dal governo. Gli ospedali della provincia dell’Aquila continuano ad essere mal gestiti e continua a non essere seguita la medicina del territorio. Viceversa, i vertici dell’Asl cosa fanno? Scrivono una circolare per minacciare il personale che osa parlare. Il problema quindi non è quello che accade lì dentro, il problema è non far sapere. Tutto ciò è semplicemente scandaloso! La regione intervenga, dopo le denunce alla stampa ora la censura al personale”, conclude la deputata.

C’è poi la reazione del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Giorgio Fedele: “La misura è colma, mi aspetto dall’assessore alla Sanità di Regione Abruzzo una presa di posizione chiara nei riguardi della gestione della Asl 1 da parte della direzione generale. Non si possono più tollerare pressapochismo nella programmazione sanitaria e atti di intimidazione verso il personale che dovrebbe essere piuttosto tutelato e ringraziato, visto che è solo per la professionalità di chi lavora in prima linea che il servizio sanitario continua ad andare avanti, nonostante l’inerzia di chi è al governo di questa Regione e di chi dovrebbe gestire la sanità. Invece sembra che la Asl investa più energie per nascondere la polvere sotto al tappeto che per risolvere i veri problemi, l’ennesimo tentativo di intimidazione affinché i problemi dell’azienda non vengano denunciati all’esterno. Dopo aver attaccato i giornali locali il manager Testa ci riprova inviando una comunicazione in cui invita il personale a non diffondere notizie per non creare danni di immagine all’azienda. Un clima di terrore che oltre ad essere squalificante su più punti di vista non aiuta neanche la condizione psicologica di chi sta facendo un miracolo viste le poche risorse che sono state messe a disposizione dalla Asl e la gestione discutibile delle stesse. Basti pensare al flop della tendostruttura che non è riuscita a svolgere il servizio per cui è stata allestita. Una tenda che forse è servita più come passerella e taglio di nastro per gli esponenti di Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia che come punto di triage per i pazienti. E davanti a queste situazioni il manager Testa cosa fa? Rimprovera il personale! Adesso basta, l’assessore Verì non può più stare in silenzio, lo deve anche a tutti quei medici e infermieri di corsia che sono nel mirino di una caccia alle streghe squalificante e che lei invece dovrebbe tutelare e supportare. Se non riesce a gestire i dirigenti da lei nominati, è il momento che vada a casa e porti con sé tutti coloro che ha messo probabilmente nel posto sbagliato”.

E poi ci sono le reazioni dei sindacati, del segretario provinciale della Uil Fpl Antonio Ginnetti e del responsabile della Sanità della Uil Fpl Gianfranco Giorgi e del segretario provinciale Fsi Salvatore Placidi: “Giù le mani dai lavoratori che ogni giorno operano con dedizione e senso di responsabilità nel pieno di una pandemia che sta mettendo in ginocchio la sanità. Il dottor Testa dovrebbe pensare a risolvere le tante problematiche degli ospedali della provincia e non a fare lo sceriffo. Testa deve andare a casa, per questo chiediamo un atto di responsabilità e coraggio da parte della politica. Di danni ne sono stati fatti troppi e tanti sono ancora i problemi irrisolti. Se non saranno attuati gli interventi necessari negli ospedali di tutta la provincia, una eventuale terza ondata di pandemia ci coglierebbe, ancora una volta, impreparati con le conseguenze cui abbiamo assistito finora”, avevano dichiarato. Con la disposizione di servizio la direzione stabilisce che i rapporti con i mezzi di informazione sono tenuti dal direttore generale, pertanto qualsiasi fuga di notizie o rilascio di dichiarazioni non autorizzate assume rilevanza disciplinare. Una comunicazione che ha le sembianze di un bavaglio messo a tutti i lavoratori, dopo quello che si è provato a mettere alla stampa, con la minaccia di querele per presunte fake news sui disservizi degli ospedali provinciali nel pieno dell’emergenza covid. I dipendenti della Asl, come tutti i cittadini, hanno il diritto costituzionalmente garantito di manifestare liberamente il loro pensiero e questo diritto non può certamente essere obliterato da una disposizione del direttore generale. Si sta generando un clima di terrore nel mondo della sanità e questo non è accettabile – sottolineano – Sarebbe il momento per Testa di fare un passo indietro e di lasciare spazio a chi potrà svolgere meglio il suo compito”.

“La direzione generale dimentica, inoltre, che sono necessari non solo infermieri, ma anche medici, oss, tecnici, e altre figure professionali per poter fronteggiare la pandemia. Proprio per la carenza di personale, è impossibile attivare nuovi posti letto da destinare ai malati covid, e si è stati costretti a ricorrere a quelli della sanità privata delle cliniche Immacolata di Celano e San Raffaele di Sulmona con un aggravio di spese per il sistema sanitario pubblico. Era davvero necessario farlo, quando negli ospedali ci sono posti liberi da attivare?”

E proprio sulla clinica di Celano, questa mattina la neo direttrice sanitaria della struttura, la dottoressa Maria Mattucci, ha scritto alla Asl dell’Aquila comunicando che la struttura al momento non può ospitare pazienti contagiati dal Covid19 in quanto non c’è disponibilità dei medici sui turni. Piccole tensioni ci sono state in tarda mattinata, davanti agli ingressi interni della clinica, dove si sono presentate le infermiere in servizio alla Asl, in “ferie forzate” da una settimana, in attesa di avere un incontro proprio con la direttrice Mattucci. Tutti i pazienti della clinica Immacolata sono stati dimessi, l’ultimo la mattina di lunedì. Per questo il personale infermieristico è stato messo in ferie, in attesa della nuova apertura della struttura come ospedale Covid. Di fatto tutti i pazienti della clinica Immacolata sono stati dimessi, l’ultimo la mattina di lunedì. Per questo il personale infermieristico è stato messo in ferie, in attesa della nuova apertura della struttura come ospedale Covid.

Nello scorso consiglio comunale di Celano, era stato comunicato che tra l’8 e il 10 dicembre sarebbero arrivati medici messi a disposizione dalla Asl stessa. Ma questi medici non sono arrivati nella clinica privata. Per coprire i turni h24 sui malati di Covid19 i medici in servizio devono essere in un numero proporzionato a quello dei pazienti e devono anche rispondere a determinati requisiti. Non possono coprire i turni i liberi professionisti che non sono dipendenti della clinica e pertanto attualmente il numero dei medici a disposizione della clinica Immacolata di Celano è solo di tre unità.

Questo è quanto è stato riferito dalla dottoressa Mattucci che si è resa disponibile ad incontrare oltre che le Rsu aziendali anche le persone che erano nel piazzale. La dottoressa ha ribadito la totale disponibilità espressa alla Asl per accogliere i malati di Covid19 così come previsto già. E cioè con il lavoro su un solo piano: il terzo.

Ma se non arrivano nuovi medici inviati dalla Asl, la clinica tornerà, prima o poi nelle sue ordinarie attività e non ospiterà più malati Covid.

Insomma, una nuova puntata, di quella che sembra essere diventata una telenovela, sarà registrata lunedì mattina, con l’arrivo in clinica del direttore generale Favari, il quale si troverà a gestire la nuova risposta della Asl.

All’incontro con i lavorati ha partecipato il consigliere regionale Angelosante medico dipendente della struttura, in aspettativa da due anni, esponente del partito della Lega che ha avuto uno scontro con gli esponenti del Pd i quali in una nota affermano: “Siamo molto preoccupati e amareggiati per il caos che regna sulle vicende che stanno riguardando la clinica L’Immacolata. Alla sciagurata decisione di trasformarla in presidio Covid ad oggi si registra che, nonostante le rassicurazioni, ancora non vengono individuati in via definitiva e con certezza le procedure a cui gli operatori sanitari devono attenersi per rispettare le norme anticontagio a causa delle oggettive difficoltà della struttura di garantire i protocolli operativi. Tutto questo con il paradosso di avere, in piena emergenza, un presidio ospedaliero vuoto e con il personale sanitario in ferie forzate: l’ultimo paziente è stato dimesso i primi giorni di questa settimana e fino alla prossima non ci saranno ricoveri di alcun genere. Si tratta dell’ennesimo, grave, fallimento del direttore generale della Asl dell’Aquila, nella gestione dell’emergenza Coronavirus e della totale assenza di programmazione e di conoscenza del territorio del presidente Marco Marsilio. È ora che il sindaco Settimio Santilli, si assuma le sue responsabilità, la smetta con le passerelle e le difese d’ufficio a favore degli esponenti del suo partito e si schieri a tutela della clinica e di tutti i celanesi. Il momento è difficile e la situazione è molto grave. Esprimiamo grande vicinanza alle lavoratici ed ai lavoratori che si vedono, loro malgrado, costretti ad affrontare una situazione di incertezza in un periodo storico molto delicato”, conclude la nota.

 

Lascia un commento