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Una delle feste popolari maggiormente rinomate del nostro Abruzzo, si svolge il 1 maggio di ogni anno a Cocullo, piccolo borgo dell’Abruzzo montano, in provincia dell’Aquila.

L’antico rito, noto come “festa dei Serpari”, si celebra in onore di San Domenico, figura del mondo medievale che si dedicò all’attività monastica benedettina, fondando eremi e conventi in Abruzzo e nel Lazio.

Il Santo, ritenuto protettore dal mal di denti, dal morso dei rettili, dalla rabbia e, più in generale, da tutti i mali del mondo , si fermò a Cocullo per sette anni, donando due reliquie: un dente molare che viene baciato o posto sulla parte del corpo da guarire ed il ferro della sua mula che viene usato per toccare gli animali, in particolare le pecore, per preservarli dai pericoli.

La festa, inizia la mattina con l’arrivo dei pellegrini provenienti dal Lazio, Molise e Campania, luoghi dove il culto del Santo è maggiormente sentito, che avanzano cantando inni devozionali.

Mentre sull’altare si celebra la messa, i fedeli tirano con i denti la catenella della campana della cappella di San Domenico, per mantenere i denti stessi in buona salute e poi si mettono in fila per raccogliere la terra benedetta che si trova nella grotta dietro la nicchia del Santo; la terra sarà poi tenuta in casa come protezione dagli influssi malefici, sparsa nei campi per allontanare gli animali nocivi oppure sciolta nell’acqua e bevuta per combattere la febbre.

Ma i personaggi più rappresentativi della festa sono i “serpari”.

La piazza principale è il luogo dove sostano, in attesa della processione ed esibiscono orgogliosamente i serpenti non velenosi che sono riusciti a catturare; nello specifico le specie sono 4: il cervone, il saettone, la biscia dal collare e il biacco.

A mezzogiorno inizia la processione che parte dalla chiesa e prosegue per le stradine del centro storico.

Il Santo, portato a braccia da quattro persone, esce dalla chiesa. Ad attenderlo con ansia sul sagrato, ci sono i serpari che pongono su di esso le serpi fino a riempierne la figura.

Nella simbologia, vincere la paura dei serpenti indica, in un certo senso, il riuscire a superare e affrontare le avversità della vita.

Ai fianchi della statua del Santo, due ragazze vestite con abiti tradizionali, portano sulla testa un cesto contenete cinque pani sacri chiamati “Ciambellani” in memoria di un miracolo che fece San Domenico. Questi ultimi verranno poi donati ai portatori della statua e del gonfalone.

Terminate le celebrazioni i rettili verranno riportati nel loro habitat naturale dai serpari.

Lo spettacolo è unico. La piazza è gremita di grandi e piccini che assistono alle celebrazioni con tanto stupore e un pizzico di timore per via dei rettili, mentre i più coraggiosi non perdono l’occasione di farsi fotografare mentre li accarezzano.

Un rito molto suggestivo, dunque, che ogni anno porta a Cocullo migliaia e migliaia di persone: fedeli, turisti e documentaristi da tutto il mondo che riempiono e colorano di vita il piccolo borgo.

Marcella Mastrogiuseppe

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