Non è molto conosciuta se non agli addetti ai lavori. Tante volte mi chiedono: ‘Ma dove lavori?’ E quando rispondo che sono venti anni che lavoro in una comunità psichiatrica a due passi dalla mia città restano tutti un po’…basiti. Ed è difficile incontrare qualcuno che conosca precisamente il mio lavoro.
Sono un’infermiera, lavoro da venti anni presso la Comunità Il Castello sita in Anversa degli Abruzzi, a 16 km dalla mia città di residenza, Sulmona.
Anversa, piccolo borgo di 317 abitanti, perlopiù anziani e non italiani.
Il Castello, piccola comunità residenziale che ospita 20 pazienti affetti da disturbi psichiatrici. Gli ospiti, presenza significativa in tutto il paese, li si incontra al bar, al forno, al campetto, in piazza. Sono parte integrante ed integrata del paese.
“Una Comunità all’interno di una comunità” che ha costituito da oltre vent’anni un impegno, una scommessa, una sfida. La sfida di stigmatizzare la malattia, aprendo le porte ai pregiudizi. La vita che è fuori è riportata ‘dentro’ grazie al lavoro dei dipendenti.
Ma alla fine di febbraio, la vita si è fermata per cedere il passo alle barriere, raccomandare la distanza e chiudere i cancelli, protocolli inderogabili. In tutta Italia l’utenza residenziale è rimasta isolata. Per gli ospiti sono stati limitati al massimo i contatti con l’esterno.
Pertanto ne ha risentito la loro attività di riabilitazione.
Il concetto di “quarantena”, “distanziamento sociale”, è difficile da accettare nella quotidianità di ciascuno, ma per chi vive le difficoltà personali e relazionali della malattia mentale, è qualcosa che assomiglia all’immagine dell’esplosione della bomba atomica.
Al virus, e forse anche al destino, poco importa delle fragili trame di vita che scorrono in una Comunità psichiatrica. Poco importa che Mauro ha perso la madre e non ha potuto ancora pregare sulla sua tomba. O di Maurizio, stesso destino. Poco importa di chi aveva risparmiato le ferie per partire in crociera, di chi aveva in agenda un matrimonio o anche solo un viaggio. Ogni volta noi operatori abbiamo affermato davanti a un ospite che esprimeva difficoltà e insofferenza “Guarda che è durissima anche per noi”, ma lo abbiamo detto senza crederci troppo.
Il lato positivo è che la Comunità fino ad ora ha protetto tutti almeno dalla infezione virale.
I rituali difficoltosi del lavarsi le mani, del consumare i pasti in piccoli gruppi alternati, del mantenere le distanze quando la prima cosa che spesso viene in mente è di toccarsi, hanno complicato le abitudini del disagio psichico: dallo scambio delle sigarette, alla raccolta dei mozziconi trovati per terra perché ce n’è sempre un altro po’ da fumare. Si complicano nelle abitudini accomunanti ospiti e familiari che fanno arrivare banconote nascoste tra i panni del cambio stagione, anche in corso di pandemia, o il tabacco nascosto.
Ma i pazienti hanno reagito con resilienza, hanno rispettato le norme anticovid.
I nostri ospiti sono rimasti silenziosamente in isolamento, senza se e senza ma, accettando la sfida del virus, accontentandosi dell’unico contatto ‘visibile’, la videochiamata, ma neanche per tutti. E poi ci siamo noi, il loro punto di riferimento, la presenza costante, la loro famiglia.
Questa pandemia ha mostrato gli aspetti su cui bisogna intervenire per migliorare l’assistenza; ha sottolineato e rimarcato che della psichiatria non interessa davvero a nessuno e con tutto il rispetto che nutro dal più profondo del cuore per gli anziani, nessuno ha mai parlato di strutture psichiatriche: nessuno si è affacciato, nessuno ha suonato al citofono, nessuno li ha inseriti nella catena della solidarietà di cui, spesso, ‘certi personaggi’ se ne fregiano l’originalità. Siamo fieri di dirvi che non abbiamo sentito la vostra mancanza, che a loro ci pensiamo noi: addobbi, regali, tombolate, cori, concerti e tant’altro. E vi dirò di più: credo che la nostra struttura sia stata una delle poche (se non l’unica) a fare assunzioni in tempo di covid! La dirigenza si è prodigata a proprie spese di adottare tutti i protocolli richiesti: Dpi, test anticovid a cadenza quindicinale, creazione di spazi filtro per il personale, divise, adattamento della sala mensa, tutto ciò che è stato richiesto e reso indispensabile.
I nostri ospiti trascorreranno le loro feste all’interno della Comunità, si, vero, come anche gli anziani. Ma si tratta di generazioni differenti, ragazzi ventenni e…sfigati!
Il virus non mette a dura prova solo i polmoni, ma avrà anche ripercussioni psichiatriche serie.
Vi allego il link di alcuni momenti importanti per i nostri ospiti in occasione di queste festività.
Buone feste dagli ospiti della Comunità Il Castello!
https://www.facebook.com/100006503719295/videos/3157153181178108/
(224) Il presepe de Il Castello, 2 – YouTube
(224) Il presepe de Il Castello – YouTube
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