
Scolpiti nella terra secoli fa, oggi i terrazzamenti agricoli dell’Appennino settentrionale tornano a parlare. E lo fanno con una voce che unisce scienza e memoria, rivelando non solo un’eredità antica, ma una strategia concreta per affrontare il presente e il futuro. Grazie a un ambizioso studio internazionale, coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con il MIT e università del Regno Unito, è stata ricostruita l’origine medievale di questi paesaggi scolpiti a gradoni, simbolo della relazione storica tra uomo e montagna. Al centro della ricerca ci sono i terrazzamenti di Vetto d’Enza, nel reggiano, cuore della Riserva MAB UNESCO dell’Appennino tosco-emiliano. Attraverso l’utilizzo di tecniche all’avanguardia che consentono di datare i sedimenti analizzando la luce emessa dai minerali di quarzo, i ricercatori sono riusciti a datare con precisione l’origine dei terrazzamenti. Il risultato è sorprendente: le prime strutture risalgono al IX secolo, ben prima della costruzione delle fortificazioni medievali note, come il castello di Vetto, eretto nel XII secolo. Questi paesaggi terrazzati sono il frutto di un lavoro collettivo delle comunità rurali, che nei secoli hanno adattato il territorio alle variazioni climatiche e ai bisogni agricoli. Durante il cosiddetto “Periodo Caldo Medievale” (XI-XIII secolo), le terrazze vennero ampliate; mentre nel corso della Piccola Età Glaciale (XIV–XVIII secolo), furono restaurate per far fronte a un clima più rigido e piovoso. Le terrazze non sono solo segni del passato: rappresentano un modello di resilienza. Una lezione preziosa proprio oggi, in un’epoca in cui il cambiamento climatico ci impone di ripensare l’uso della terra e la gestione delle risorse. «Le terrazze di Vetto, oggi in parte abbandonate, ci mostrano come le comunità del passato abbiano saputo modellare il territorio per affrontare sfide ambientali, economiche e demografiche», spiega il coordinatore dello studio Filippo Brandolini. «Recuperarle oggi potrebbe offrire soluzioni sostenibili per contrastare l’erosione del suolo, promuovere l’agricoltura di montagna e rafforzare la resilienza delle aree interne.» In un momento storico in cui la montagna soffre lo spopolamento e l’agricoltura affronta sfide sempre più dure, guardare al passato diventa un atto di futuro. E queste antiche terrazze, nate dalla fatica e dall’ingegno collettivo, possono ancora insegnarci molto.









