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L’Italia annovera un terzo posto poco edificabile, quello per ‘dispersione scolastica’, un fenomeno accentuatosi con la pandemia: 543mila giovani nel 2020 hanno lasciato la scuola dopo la licenza media. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Cgia che evidenzia la difficoltà maggiore al nord di reperire figure professionali di elevata specializzazione. Figure che, con l’avvento della rivoluzione digitale, rischiano di aumentare la criticità. La dispersione in Italia è 8 volte superiore ai cosiddetti ‘cervelli in fuga’. Le cause dell’abbandono degli studi sono principalmente culturali, sociali e non ultime economiche: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di fermarsi prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma. Talvolta l’abbandono può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. Tra il 2010 e il 2020 la contrazione del fenomeno in Italia è stata del 5,5%, pressoché in linea con la media UE (-5,2%). Il Sud registra i livelli più alti di abbandono: in Sicilia il 19,4%, poi la Campania (17,3%) e la Calabria (16,6%) dove, in 10 anni, l’abbandono scolastico è aumentato dello 0,6%. Le più virtuose: Abruzzo (8%), Friuli V.G. (8,5%), Molise (8,6%) e Emilia R. (9,3%).Il Nordest è l’area che soffre meno di questo fenomeno sia per l’incidenza percentuale di abbandono (9,9%) che per il più basso numero in termini assoluti di “uscite” premature dalla scuola (-77mila). Se l’abbandono scolastico non è ancora avvertito come una piaga educativa con un costo sociale importante, la “fuga” all’estero di tanti giovani diplomati o laureati lo è, sebbene il numero della prima criticità sia molto superiore a quello della seconda.
Povertà educativa uguale povertà economica. Straordinario il lavoro inclusivo fatto dagli IeFP
Con un basso numero di diplomati e laureati corriamo il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese e, in misura ugualmente preoccupante, di una marginalizzazione di molte persone che difficilmente potranno essere integrate attivamente nella nostra società. Tutti gli esperti, infatti, sono concordi nel ritenere che la povertà educativa e la povertà economica vanno di pari passo.

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